Ancona, 11 settembre 2024 – Denuncia la scomparsa della moglie e si ritrova a processo per maltrattamenti in famiglia. La donna, 29 anni, era solo fuggita perché il marito, di dieci anni più grande di lei, per anni l’avrebbe picchiata e anche privata della libertà di uscire e di andare a scuola per imparare la lingua italiana.
Minacce, soprusi e un tentativo di avvelenamento scampato perché la donna si era rivolta all’ospedale. La coppia, di origine bengalese, viveva ad Ancona e ieri in tribunale, davanti al giudice Carlo Cimini, sono stati sentiti i testimoni dell’accusa e anche la vittima che oggi vive in Toscana.
Sono stati ripercorsi quasi dieci anni di violenze domestiche sia fisiche che morali, fino al 10 febbraio del 2022, il giomo in cui la donna ha lasciato la casa per sempre prendendo un treno e facendo perdere le sue tracce. Il marito ha fatto la denuncia di scomparsa il 12 febbraio 2022, ai carabinieri che avviate le prime indagini hanno ricevuto poi una mail dalla donna. Su questo ha riferito ieri in aula il comandante Antonio Saracino che ha spiegato come la 29enne aveva scritto nella mail indirizzata al suo ufficio che non era scomparsa ma era solo fuggita da un marito violento che la picchiava sempre. La bengalese ha poi fatto denuncia tramite i carabinieri in Toscana, dove era andata a vivere per sfuggire ai maltrattamenti del coniuge. Tutto sarebbe iniziato nel 2015 l’anno in cui si è trasferita in Italia con il marito. Stando alle accuse mosse dalla vittima, che nel processo non si è costituita parte civile ma è rappresentata come parte offesa dall’avvocato Cinzia Bruschi, in casa con loro avrebbero vissuto una decina di uomini a cui la donna cucinava e provvedeva alle faccende domestiche. Dopo due mesi era venuta a sapere che il marito aveva un’altra moglie e sono iniziati i litigi. Poi le botte.
“Una frequenza tra i 4 e i 5 giorni a settimana - ha sostenuto la vittima - mi colpiva con calci e pugni, tirate di capelli, colpi dietro la schiena. Mi urlava di andare via”. In una occasione l’avrebbe presa a calci anche nella pancia. Lui avrebbe voluto che la donna tornasse in Bangladesh per fare venire in Italia la seconda moglie. “Mi teneva segregata - ha sostenuto la donna - senza soldi”. In aula la donna ha riferito anche di un cocktail di medicine che il marito, difeso nel processo dall’avvocato Enrico Alessandrini, le avrebbe fatto bere con l’inganno, sospettando un tentativo di avvelenarla. “Mi sono sentita male - ha detto - sono andata in ospedale. Non ho mai visto i risultati della visita, si teneva tutto mio marito ma credo che fossero medicine per non farmi avere figli”.