
Lo sbarco della Ocean Viking al porto dorico con i migranti
Prima lo hanno indicato come scafista alla polizia, appena sbarcati al porto, adesso dovranno venire in tribunale e ripetere davanti alla giudice per le indagini preliminari, Sonia Piermartini, quando riferito già agli agenti per cristallizzare le loro dichiarazioni che verranno come prova in caso di processo. E’ stato fissato l’incidente probatorio dopo il fermo del 36enne egiziano, avvenuto il 31 gennaio scorso, accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver trasportato illegalmente almeno 22 su 111 migranti nel territorio Italiano. Il tutto con le aggravanti relative al numero dei trasportati, superiore a cinque persone, e all’aver esposto i migranti al pericolo di perdere la propria vita. Il prossimo 7 maggio sfileranno almeno cinque dei 22 passeggeri, soccorsi e messi in salvo in acque internazionali dal personale della Ocean Viking, l’imbarcazione della Ong Sos Mediterranee, poi sbarcati al porto di Ancona insieme ad altri 89. Quello del 31 gennaio è stato l’ultimo sbarco in ordine di tempo dei migranti.
E’ la prima volta di un incidente probatorio, da quando il porto dorico è stato individuato per gli sbarchi, di questo tipo. A chiederlo è stata la Procura, con la pm Serena Bizzarri. I migranti che verranno sentiti sono un siriano di 26 anni e quattro pachistani che hanno tra i 19 e i 39 anni. L’egiziano ritenuto lo scafista è ancora in carcere a Montacuto dopo il fermo. E’ difeso dall’avvocato Emanuele Senesi. Al 36enne viene contestato il trasporto illegale di 22 stranieri. Stando alle accuse avrebbe contribuito al loro ingresso nel territorio italiano conducendo l’imbarcazione che li trasportava, un gommone lungo circa sei metri, con motore fuoribordo e di cui si sarebbe fatto trovare al comando al momento dell’imbarco, sul litorale della Libia, fino alle acque internazionali dove l’imbarcazione è stata soccorsa.
Il lavoro della squadra Mobile, presente allo sbarco al porto dorico e per tutte le procedure di identificazione dei trasportati, insieme alla polizia Scientifica, alla divisione Anticrimine e all’ufficio Immigrazione, aveva permesso di arrivare all’egiziano a poche ore dallo sbarco. Non è il primo scafista ad essere individuato dopo gli arrivi ad Ancona di navi delle organizzazioni non governative. Il 17 dicembre ce n’era stato un altro, sempre sottoposto a fermo e anche questo indicato dai trasportati. La motonave era la Life Support, battente bandiera panamense, della Ong Emergency. La squadra mobile, attraverso una importate attività investigativa, era riuscita a raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di un 25enne di origine sudanese. I migranti lo avevano indicato come il capitano.
Marina Verdenelli