SARA FERRERI
Cronaca

Santiago Loccioni bloccato in Thailandia, la Farnesina organizza il ritorno

Svolta dopo due mesi di attesa per il ragazzo jesino caduto da un ponte durante un’escursione

Santiago Loccioni

Ancona, 29 agosto 2020 - Santiago Loccioni, il 29enne jesino bloccato in Thailandia (tra burocrazia e Covid) dopo la caduta da un ponte alto 8 metri, tornerà in Italia: il consolato e la Farnesina stanno già organizzando il trasporto. Dopo il tam tam mediatico, il ragazzo, animatore nei villaggi turistici, immobile dal 20 giugno su un letto di ospedale, ha cominciato a sperare. In pochi giorni potrebbe essere ricoverato all’ospedale regionale di Torrette in Neurochirurgia e non si esclude che debba essere sottoposto ad un altro intervento chirurgico alla colonna vertebrale per scongiurare danni per la deambulazione. 

«L’Ambasciata d’Italia a Bangkok, in stretto raccordo con la Farnesina – spiegano dal Ministero degli Esteri, contattato dal Carlino – continua a prestare la necessaria assistenza al connazionale Santiago Loccioni, vittima di un grave incidente avvenuto in Thailandia nel giugno scorso. L’Ambasciata è in costante contatto con le competenti strutture sanitarie e con i familiari del signor Loccioni, per assicurargli le cure necessarie e per consentirne il trasferimento il più rapidamente possibile, nel rispetto delle misure sanitarie che le condizioni di salute del connazionale e la diffusione della pandemia globale richiedono». 

E’ stato proprio il Covid infatti a frapporre gli ostacoli più grandi per i genitori e i fratelli che non vedono l’ora di riabbracciare Santiago. «Dal consolato – spiega il padre Marcello – mi hanno assicurato che stanno già organizzando il trasporto prima in ambulanza dall’ospedale Nakornping hospital di Chiang Mai, la città più grande nel nord della Thailandia (dove era arrivato a gennaio per fare l’animatore in un villaggio, ndr), fino all’aeroporto di Bangkok. Qualcosa come 11 ore di ambulanza dopodichè potrà salire sul volo che Santiago potrà fare solo disteso. Dovrà essere accompagnato da una persona di fiducia almeno fino a Zurigo. Dopo altre 10 ore di volo Santiago sarà infatti all’aeroporto di Zurigo dove dovrà attendere probabilmente quattro ore un altro aereo per Milano e poi da qui spetta a noi della famiglia organizzare il rientro in ambulanza. Ci stiamo muovendo anche per questo. Contiamo di poter fare in modo che il viaggio sia meno problematico possibile, ma non c’è tempo da perdere. I medici hanno detto che è già tardi per avviare una riabilitazione». 

Loccioni si è anche rivolto al governatore uscente Luca Ceriscioli per ridurre il viaggio tra Milano e l’ospedale regionale di Torrette, potendo sfruttare magari un elicottero. Perché sommando le ore di viaggio e considerando che parliamo di un ragazzo con varie fratture e operato alla colonna vertebrale e alla testa, il rientro in Italia somiglia più ad un’Odissea.