SARA FERRERI
Cronaca

Santiago Loccioni bloccato in Thailandia, rischia la paralisi. "Aiutateci"

Burocrazia e pandemia non permettono da mesi di riportare a casa lo jesino di 29 anni. Era partito per lavorare come animatore turistico. L'appello della famiglia

Santiago Loccioni, 29 anni, jesino, bloccato in Thailandia dove era andato per lavorare

Ancona, 27 agosto 2020 - Santiago Loccioni, 29 anni, jesino, rischia la paralisi ma è bloccato in Thailandia dove è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico di 12 ore, in seguito alla caduta da un ponte di circa 8 metri e non riesce a tornare in Italia. Nonostante due mesi di ripetuti tentativi dei genitori e del fratello prima di raggiungerlo all’ospedale militare Nakornping di Chiang Mai e poi di riportarlo in Italia per cercare di farlo tornare a camminare, nulla si muove. Soprattutto, ma non solo a causa della pandemia in atto. 

I genitori si sono rivolti all’Ambasciata, al Consolato, alla Farnesina, alla Svizzera perché da diversi anni Santiago risiede a Campione d’Italia (Como, piccola enclave italiana in territorio svizzero) e gira il mondo come animatore di villaggi turistici. Poi anche a papa Francesco e all’ex presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini. Eppure Santiago resta bloccato in Thailandia dove era andato, prima dell’emergenza Covid, per lavorare in un villaggio turistico.

Santiago che fino alle scuole medie ha vissuto a Jesi per poi diventare cittadino del mondo, è ancora immobile in un letto d’ospedale, praticamente da solo. O meglio seguito da un amico thailandese, Jean Paul che si è affezionato a lui. Ad oggi riesce a muovere solo un braccio. Ha riportato delle lesioni ad alcune vertebre cervicali, un ematoma alla testa, la frattura del bacino e varie altre ferite. Ma necessita di una adeguata riabilitazione e non si esclude nemmeno che si presenti la necessità di un nuovo intervento chirurgico. 

"Ogni giorno che passa – spiega il padre Marcello – rischia di non riuscire più a tornare a camminare. Ci sentiamo davvero impotenti e increduli che nessuno possa immedesimarsi anche un po’ e tenderci una mano". "Quando sembra che la situazione sia in corso di risoluzione – spiega il fratello Diego che pure vive a Campione d’Italia – si ripiomba nel baratro e questo ci sta demotivando tutti. Una burocrazia che ti fa sentire davvero impotenti con tuo fratello che soffre all’altro capo del mondo". 

Dal 20 giugno ormai Santiago si trova bloccato nell’ospedale thailandese militare. I genitori si sono sottoposti più volte a tampone per poterlo raggiungere ma non hanno mai ottenuto il visto per poterlo riabbracciare. "Per questo maledetto Covid non siamo riusciti a raggiungerlo – riferisce il padre Marcello – nonostante i tentativi ripetuti. Dalla Svizzera ci avevano fatto intendere che ci avrebbero dato il visto, per questo ci siamo sottoposti ai tamponi, ma poi ce l’hanno negato".

A causa del Covid, Santiago si ritrova in Thailandia e anche senza assicurazione, per questo la famiglia ha attivato una raccolta fondi, un crowdfunding che in pochi giorni ha raggiunto quota 32mila euro. "Si consideri che solo la risonanza è costata 3mila euro, oltre 7mila l’assistenza e poi ci siamo dati da fare per trovare una persona che potesse assisterlo durante il rientro in Italia perché i medici ci hanno detto che non può assolutamente stare da solo nemmeno un minuto e deve viaggiare sdraiato. Solo la persona che dovrebbe portarlo qui, perché noi non possiamo andare, costerebbe 10mila euro. Avevamo quasi raggiunto l’obiettivo comunque: trovato un accordo anche con la compagnia aerea svizzera e una clinica di Lugano vista la vicinanza con il fratello e la madre. Sarebbe dovuto rientrare il 23 agosto, ma poi è saltato tutto perché è necessaria la richiesta di ricovero urgente da parte di una struttura sanitaria pubblica. Tutto da rifare, ma non sappiamo più a chi appellarci. Vorremmo portarlo all’ospedale regionale di Torrette ma il periodo di ferie non aiuta. Eppure non c’è tempo da perdere. Santiago ogni giorno che passa è più demoralizzato perché comprende che rischia di non tornare più a camminare. Chiediamo solo di poter superare la burocrazia e riportare Santiago in Italia perché sentiamo che potrà tornare ancora come prima, pieno di vita".