PIERFRANCESCO CURZI
Cronaca

Sanità a pezzi, il giorno della protesta "Né angeli né eroi, fateci lavorare"

Non solo medici e sindacati davanti all’ingresso dell’ospedale di Torrette: con loro anche tanti pazienti

Sanità a pezzi, il giorno della protesta  "Né angeli né eroi, fateci lavorare"

Sanità a pezzi, il giorno della protesta "Né angeli né eroi, fateci lavorare"

di Pierfrancesco Curzi

"Salviamo la sanità pubblica": uno slogan, un grido che unisce tutti in un momento particolarmente delicato per le Marche. Nel mirino della protesta la malagestione da parte della giunta regionale che ha portato ieri i rappresentanti sindacali dei medici e di tante altre associazioni a protestare davanti all’ingresso principale dell’ospedale di Torrette, l’emblema di questa crisi. Medici, veterinari, dirigenti sanitari, associazioni di cittadini e pazienti si sono mobilitati in difesa del Servizio sanitario nazionale in tutta Italia, compresa Ancona, prima con il sit-in e poi riuniti in assemblea nell’auditorium ‘Totti’: "Non siamo né angeli né eroi, vogliamo soltanto fare il nostro mestiere e aiutare la cittadinanza" è stato detto dai referenti delle varie sigle sindacali di categoria presenti ieri mattina. Una lista lunghissima: per Aaroi-Emac ha parlato Hossein Zahedi, per Anaao Assomed Marche il segretario regionale Daniele Fumelli, per la Cgil Ketty Pesaresi, per Cimo-Fesmed-Anpo-Ascoti Luciano Moretti, per la Cisl Gabriele Brandoni, Per Fassid Antonio Angeletti, per Fvm Giulio Argalia, per Uil Fabio Benni. Inoltre, hanno animato il dibattito i referenti di molte associazioni e comitati dei cittadini come Adriana Celestini di Iom Ancona, Roberto Amici del Comitato Cittadini Inrca, Monia Mancini dell’Ass. Cittadinanza Attiva, Angela Ciaccafava Comitato Salviamo la Sanità Pubblica, Tiziana Paolini, paziente e sopravvissuta al Covid. "Per la prima volta oggi siamo tutti dalla stessa parte perché se crolla la sanità pubblica, crolla la salute e il welfare" hanno detto i rappresentanti sindacali. Diminuzione del personale, demotivato e spinto a lasciare le Marche per emigrare in altre regioni. Il concetto di malasanità ha inasprito i toni da parte dell’utenza verso medici e sanitari. C’è poi la gestione sbagliata di tutti gli aspetti sanitari e il drammatico calo dei medici negli ospedali in tutti i reparti. Quanto successo la settimana scorsa in ematologia, con la lettera dei dipendenti ai pazienti in cui, sostanzialmente, chiedevano scusa per i tagli applicati dalla direzione generale: "Chiediamo – hanno detto i referenti sindacali – di riprendere un discorso ormai interrotto vent’anni fa, di alleanza, dove la salute dei cittadini sia al centro della politica sanitaria e non i numeri e non un conto da far portare. Questo non è un evento contro qualcuno ma è un’occasione per analizzare i tagli alla sanità e i dati di fatto che sono a disposizione di tutti gli osservatori. La sanità pubblica è un bene che copre tutti dal più povero al più ricco".

Dal tavolo dei relatori in assemblea sono arrivati altri spunti: "La salute – è stato ricordato – è il bene più prezioso; eppure, non è così sicura considerando le 12mila aggressioni registrate. Ormai non si può avere l’ospedale sotto casa perché i medici e il personale non sono sufficienti per questo tipo di organizzazione. La richiesta è di stabilizzare il personale e completare gli organici con personale giovane, ma facendolo rispettando l’attuale tetto di spesa è impossibile".

Dai medici al comparto, è stata confermata per stamattina la manifestazione di protesta davanti a palazzo Leopardi voluta dall’Rsu dell’azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche: "Esprimiamo soddisfazione per le proroghe di quattro mesi dei 300 tempi determinati, ma non basta per sospendere lo stato di agitazione. Chiediamo la stabilizzazione di tutti i precari" scrivono le organizzazioni sindacali che compongono l’rsu di Torrette.