ANDREA
Cronaca

Sacrifici, rinunce. I nostri ragazzi eroi a prescindere

Giovani atleti provenienti dalle province marchigiane hanno partecipato alle Olimpiadi di Parigi, non sempre ottenendo risultati vincenti ma dimostrando impegno e passione. Storie di sacrificio e successo che ispirano e lasciano un segno nel mondo dello sport italiano.

Sacrifici, rinunce. I nostri ragazzi eroi a prescindere

Giovani atleti provenienti dalle province marchigiane hanno partecipato alle Olimpiadi di Parigi, non sempre ottenendo risultati vincenti ma dimostrando impegno e passione. Storie di sacrificio e successo che ispirano e lasciano un segno nel mondo dello sport italiano.

Massaro

Quando guardiamo le gare alle Olimpiadi, la prima cosa che viene in mente è la vittoria. Vincere, arrivare primi a ogni costo. Spesso ci si dimentica che non sono i giochi della gioventù, ma il palcoscenico più grande che si possa mai immaginare. Qui, nell’Olimpo, sono riusciti ad arrivare i nostri ragazzi. Quelli che fino a qualche anno fa sudavano e sbuffavano nelle palestre e nelle piscine della provincia anconetana e che in pochi, se non gli addetti ai lavori, sapevano chi fossero. E’ la storia di Alessandro Ragaini, un ragazzotto di Castelplanio. A Parigi lui c’è stato, non è andata bene per quanto riguarda il risultato finale. Ma lui in vasca c’era. E’ la storia di Simone Barontini che fino a qualche anno fa correva sulla pista dell’Italico Conti e qualcuno diceva: "Oh, hai visto quel ragazzo come corre? Bravino eh". No bravino, bravissimo. Simone è andato in semifinale a Parigi. A fine gara aveva la lingua di fuori, è arrivato ultimo ma davanti alle telecamere aveva un sorriso enorme: "E’ stato un sogno" ha detto. Parigi ha raccontato tante altre storie. Quella di Tommaso Marini che dalle palestre di Osimo e Jesi abbiamo visto crescere ancora e ancora fino a diventare campione del mondo.Quella di Sofia Raffaeli. Qualche anno fa - era ancora bambina - il nostro Angelo Campioni che ne scrive a parte, era in una palestra di Fabriano insieme a un maestro della ginnastica cartaia: "Ma lo sai che è proprio brava quella ragazzina...". Sofia era adolescente, ma aveva già la stoffa della campionessa. E’ diventata una stella: così perfetta da non sembrare vera. E di Gimbo Tamberi, che dire? Quando correva a Osimo, da ragazzetto, sulla pista della Vescovara, neanche faceva salto in alto. Una sua allenatrice, Fabiola Dolcini, sgranava gli occhi quando lo vedeva gareggiare. Nessuno ci avrebbe scommesso un centesimo. E’ diventato il campione, simbolo italiano dello sport. Loro a Parigi ci sono stati. E un giorno avranno un album dei ricordi davanti a cui farsi venire gli occhi gonfi parlandone ai nipoti.