Ancona, 10 settembre 2024 – Accusa la figlia della moglie di averlo derubato di 120mila euro, tutti i suoi risparmi, ma dopo tre udienze di un processo già incardinato in tribunale, ad Ancona, con l’accusa di furto aggravato, la principale accusata non è punibile. L’imputata, 31 anni, romena, è una parente affine alla persona offesa perché (nel periodo incriminato) la univa alla moglie visto che era sua madre, l’avevano quindi in comune (proprio come un parente di sangue) per tanto il giudice Matteo Di Battista ieri ha dovuto procedere con una sentenza di non luogo a procedere. Lo ha stabilito anche una sentenza della Corte di Cassazione secondo la quale i figliastri sono paragonati al pari di un figlio diretto e quindi legato da una sorta di parentela se c’è un matrimonio con uno dei due genitori. Insomma da ricca e imputata verrebbe da dire ore ricca e libera.
La non punibilità della 31enne, difesa dall’avvocato Emanuele Massei del foro di Fermo, è emersa solo ieri con un cambio di giudice. Il procedimento è passato al giudice Matteo di Battista che dopo aver sentito il primo testimone della difesa, il compagno dell’imputata, si è ritirato per decidere se il processo poteva o non poteva continuare. La romena era finita a giudizio dopo la denuncia fatta dal marito della madre (oggi ormai ex).
Il furto di 120mila euro sarebbe stato commesso a Chiaravalle il 19 luglio del 2020. La vittima, un 70enne meccanico, aveva accompagnato la moglie all’aeroporto di Bologna dove doveva prendere un volo per tornare da una parente per il battesimo di un bambino. In casa era rimasta la figliastra che avrebbe approfittato di quella circostanza per aprire una valigetta, custodita sopra ad un armadio della camera da letto, e portare via il denaro. Sparite anche due collane d’oro.
La romena era stata denunciata per furto aggravato in concorso con la madre per la quale il processo non è mai iniziato perché anche lei non punibile perché spostata con il 70enne al momento del fatto.