MARINA VERDENELLI
Cronaca

“Ripudiata” dal marito: “Il Comune legittima il divorzio islamico”

L’uomo ha chiesto il cambio di registrazione anagrafica, i legali della donna: “La posizione assunta dall’amministrazione stupisce non poco”

La 37enne aveva scoperto poco prima dell’estate scorsa di essere stata ripudiata dal 45enne e a seguito di questo già divorziata per il suo paese di appartenenza

La 37enne aveva scoperto poco prima dell’estate scorsa di essere stata ripudiata dal 45enne e a seguito di questo già divorziata per il suo paese di appartenenza

Ancona, 16 gennaio 2025 – Scopre di essere stata ripudiata dal marito quando attiva le pratiche di divorzio in Italia per vedersi riconosciuti anche tutti i diritti che ne derivano. Una forma di separazione il ripudio islamico, che solo l’uomo è titolato a fare. Basta pronunciare per tre volte, in lingua araba, “io divorzio da te” e la strada della coppia si divide per sempre senza nulla dovere.

Il caso, unico nel suo genere, era esploso ad Ancona a giugno scorso e aveva investito una donna bengalese di 37 anni, residente da anni in città con due figli piccoli nati dal matrimonio con un connazionale di 45 anni. La 37enne aveva scoperto poco prima dell’estate scorsa di essere stata ripudiata dal 45enne e a seguito di questo già divorziata per il suo paese di appartenenza. Attraverso i suoi legali, gli avvocati Andrea Nobili e Bernardo Becci, ha avviato un ricorso in Corte di Appello per far annullare la registrazione anagrafica al Comune di Ancona relativa al provvedimento straniero di divorzio chiesto dal marito, anche lui residente ad Ancona. Non è ritenuto valido per la legge italiana dove in merito però c’è anche un vuoto normativo. La donna ha mosso una contestazione circa la corretta applicazione dei principi scaturiti dalla legge 218/1995, “Riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato” per il riconoscimento dello status personale tra cui il divorzio. Il Comune non è coinvolto giuridicamente in giudizio ma ha operato solo la registrazione di divorzio straniero e il cambio anagrafico per il richiedente, il marito.

In Corte di Appello l’udienza civile è fissata per il prossimo 27 gennaio. In questi giorni l’ente, attraverso il suo avvocato Massimo Sgrignuoli, ha inviato alla Procura Generale una relazione per l’annotazione dell’atto di ripudio, su istanza del marito, redatta dal dirigente del servizio anagrafe dell’ente. Il Comune di Ancona ritiene di aver applicato correttamente le norme da parte dell’ufficio anagrafe ed è pronto anche a riferire a voce sulla procedura adottata. L’anagrafe ha aggiornato lo stato civile su esplicita richiesta dell’uomo. “A febbraio 2024 il bengalese ha depositato all’anagrafe istanza scritta - riporta l’annotazione del dirigente del servizio anagrafe - finalizzata ad avere la variazione del proprio stato civile, non più coniugato ma divorziato, presentando un atto di divorzio dal suo paese di origine e formalmente regolare”.

Divorzio datato 10 maggio 2023 (erano sposati dal 2008). Il matrimonio non è stato iscritto nei registri di stato civile in Italia, di conseguenza il divorzio, stando al Comune, si può aggiornare all’anagrafica su richiesta del soggetto. “Stupisce e non poco - spiega l’avvocato Nobili - la posizione assunta dall’amministrazione comunale che pur non essendo parte processuale ha ritenuto di intervenire con una nota inviata all’autorità giudiziaria chiedendo di confermare l’atto di ripudio. Si registra, sul piano politico amministrativo, una posizione stonata e incoerente. Il Comune di Ancona ha perso un’occasione per impegnarsi a tutelare dei diritti fondamentali e schierarsi al fianco delle donne che, in contesti culturalmente difficili, lottano per il riconoscimento dei propri diritti”.

La bengalese aveva chiesto il divorzio in Italia per maltrattamenti subiti, finendo anche in casa protetta. Il ripudio era arrivato perché “non abbastanza sottomessa”.