
La lettera ai fedeli scritta da don Giuliano Nava, rettore della cattedrale di San Ciriaco, nel riquadro. Nava, originario del Milanese, era ad Ancona ormai da dieci anni. La sua decisione ha colto tutti di sorpresa
Ancona, 9 febbraio 2025 – “Con la presente lettera, mentre sono in partenza, intendo salutare tutti e ognuno con molta semplicità e verità. Ho rimesso nelle mani dell’autorità diocesana degli incarichi svolti fino a oggi in questa chiesa”. Don Giuliano Nava, Rettore della Cattedrale di san Ciriaco ha lasciato ai suoi fedeli una lettera scritta di suo pugno per salutare e ringraziare tutti. Una decisione improvvisa, quella di lasciare l’incarico che ricopriva da quasi dieci anni, e di tornare nella sua terra natale, nel milanese. Una missiva accorata e senza alcun preavviso che ha gettato nello sconforto proprio quei fedeli con cui in questi anni don Giuliano ha condiviso un cammino molto importante.
Nel giro di pochissimi giorni don Nava, dopo aver comunicato la sua decisione a chi di dovere, ha impacchettato le sue cose e se n’è andato e da questa settimana il Duomo di Ancona non ha più il suo Rettore. Dal tono della lettera si evince che la sua decisione è stata particolarmente sofferta e che quindi la sua drastica decisione non si lega a un normale avvicendamento previsto e condiviso, nonostante lo scorso novembre don Giuliano abbia toccato i 75 anni d’età: “I 75 anni rappresentano una soglia giuridica – ha scritto il prelato nella lettera scritta a penna su carta intesta all’Arcidiocesi di Ancona-Osimo - per cui ho ritenuto saggio lasciare spazio a più giovani forze e rientrare in tempo ancora operativo nelle terre delle mie radici. Ringrazio tutti per il sostegno, per la generosa collaborazione e per la grande beneficenza ricevuta in questi anni”.
Fino a qui potrebbe sembrare una scelta naturale, ma quando nel testo inizia a descrivere se stesso qualche dubbio sulla possibilità che don Giuliano possa essere stato spinto ad assumere quella decisione emerge: “Di me posso dire che ho sempre avuto molto forte il senso dei miei limiti e la consapevolezza delle mie lacune e per questo ho confidato nella parola di Dio. Avrei voluto fare molto di più - è il passaggio più intenso della commovente lettera -. Per le mie mancanze, gli errori, le inadeguatezze e l’insufficienza chiedo perdono soprattutto a coloro che potrebbero essersi sentiti trascurati. Per il futuro non vado in cerca di grandi cose, non ritengo la mia vita meritevole di nulla, spero solo di poter condurre a termine il servizio che mi è stato affidato dal Signore Gesù. Assicuro la mia preghiera per tutti e chiedo la vostra. PS: il saluto ufficiale ce lo portiamo nel cuore”. Un sacerdote molto amato, la testimonianza più viva è il ritorno di tanti fedeli in chiesa, al Duomo. Mai così piena, a volte gremita, segno di una presenza importante e di un grande lavoro fatto per la comunità, effettivamente affranta dalla notizia e dalla modalità con cui è arrivata: “Siamo tutti ‘orfani’ di questo vuoto e della sua mancanza” confida uno dei fedeli.