
Dalla Ragaini a Loreto all’Enedo di Osimo passando per la vicina iGuzzini a Recanati fino all’Elica, la crisi del lavoro infiamma sindacati e lavoratori in queste giornate già infuocate dal rientro in azienda con Green pass. La Valmusone non è immune, anzi, nel bacino che raccoglie i Comuni tra i più proficui le battaglie sono ancora in corso. Giovedì scorso al tribunale di Ancona c’è stata l’adunanza dei creditori per la Ragaini radiatori spa, industria che fino a otto anni fa aveva più di 500 operai (oggi 170). Nel 2017 aveva licenziato 166 lavoratori e nel 2019 aveva chiesto di essere ammessa al concordato preventivo. "Tra i crediti bloccati ci sono anche le spettanze dei lavoratori – dice la rsu dell’azienda –. Auspichiamo che la soluzione da illustrare sia la continuità e che l’azienda non venga annoverata nelle varie crisi della zona. Durante questo periodo il peso maggiore è stato a capo dei lavoratori perché la procedura di concordato ha bloccato, oltre che le spettanze dei creditori, anche gran parte delle retribuzioni sia degli operai in forza all’azienda sia in parte di coloro che sono fuoriusciti tre anni fa. Speriamo insomma che la Ragaini non diventi un altro tassello della crisi economica che attanaglia le Marche". Lunedì invece si terrà un vertice in Confindustria per la Enedo, azienda della multinazionale metalmeccanica svedese con sede a San Biagio di Osimo che ha annunciato il licenziamento entro Natale di 35 dipendenti su un organico complessivo di 80 unità. Mercoledì scorso lo sciopero di otto ore. Il gruppo consiliare del Pd di Osimo presenterà un ordine del giorno in Consiglio comunale per fare luce sulla vertenza: "È importante che si avvii subito un tavolo di concertazione tra la proprietà e le parti sindacali in cui si ponga al centro della discussione il mantenimento dei livelli occupazionali, la valorizzazione delle figure professionali in organico e il rilancio delle attività future". Il consigliere regionale democrat Antonio Mastrovincenzo ha protocollato un’interrogazione. "Una scelta che non solo non è stata condivisa in un tavolo di confronto con le parti sociali e le istituzioni locali, ma che sembra mettere in dubbio la permanenza dell’azienda in Italia, considerando che la produzione era stata già delocalizzata in Tunisia – aggiunge il sindaco Simone Pugnaloni –. Assieme ai referenti sindacali Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil è stato avviato un contatto telefonico con l’assessore regionale al Lavoro Stefano Aguzzi, chiedendogli un appuntamento. Agli stessi referenti sindacali ho inoltre proposto di avviare un contatto con l’onorevole Anna Ascani, sottosegretaria al ministero per lo Sviluppo economico".
Silvia Santini