GIACOMO GIAMPIERI
Cronaca

Quando Fefé incantava Falconara: "De Giorgi meritava l’oro, un grande"

Il suo mentore e dirigente Tarcisio Pacetti racconta la storia dell’attuale ct dell’Italvolley in lotta per il bronzo

Il ct dell’Italvolley Ferdinado De Giorgi con il suo vecchio amico dai tempi di Falconara Tarcisio Pacetti

Il ct dell’Italvolley Ferdinado De Giorgi con il suo vecchio amico dai tempi di Falconara Tarcisio Pacetti

"In quell’estate del 1994, Marco Paolini voleva un giocatore della Nazionale. La scelta era difficile, non si riuscivano a trovare attaccanti. Ma volevamo un palleggiatore forte. Io a ‘Fefè’ l’ho inseguito dappertutto. Un giorno mi trovavo ad un raduno a Verona. Lui aveva una partita lì. Piuttosto che tornare a casa, la sera, andai a Brescia. L’ho sfinito quella notte, ma quando partì il fax per il tesseramento fu emozionante: abbiamo avuto il sentore di aver preso un campione".

Tra gli Ottanta e i Novanta, anni in cui Falconara dominava nella pallavolo, il direttore sportivo dall’intuito infallibile rispondeva al nome di Tarcisio Pacetti. Senza sciorinare l’elenco della generazione d’oro di chi ha gravitato nel palazzetto che, dopo la tragedia dell’88, fu intitolato alla promessa Gianfranco Badiali, sotto la guida di mister Paolini – dal ‘94 al ‘97 – passò anche Ferdinando De Giorgi, l’attuale ct dell’Italvolley, impegnata oggi alle 16 contro gli Usa per il bronzo olimpico e che, da allenatore degli azzurri, è già campione europeo o mondiale. "Non starò a parlarvi del Fefè giocatore. Tecnica sopraffina, intelligenza sportiva. Quello che faceva al caso nostro dopo la partenza per Catania di Pippi Lombardi. E allora vi parlerò dell’uomo Fefè – riapre i cassetti della memoria Pacetti –. Un leader naturale, sapeva farsi rispettare nello spogliatoio ed esorcizzava, con la battuta pronta, ogni situazione. Serio, ma ironico. Un giorno mi disse: ‘Tarci, facciamo televisione’. E così partimmo con ‘Sparlavolando’. La gente lo adorava. Gli scrissero persino una lettera su un rotolo di carta igienica. Venivano da fuori per vedere quel Falconara". Con De Giorgi sotto rete, la squadra era la Sidis Baker. E il Fefé allenatore? "Un predestinato. Ha una grande capacità nel scovare i giovani e portarli al top. Quando lo sento gli faccio sempre i complimenti. Speriamo bene per oggi contro gli Stati Uniti, merita il meglio dopo la sconfitta in semifinale con la Francia". Pacetti, tra l’altro, conosce anche Julio Velasco, ct dell’Italvolley in rosa che ieri sera ha affrontato la Turchia nella semifinale ai Giochi di Parigi. "Un visionario. L’ho sentii parlare per la prima volta intorno al 1982. Mi trovavo in Argentina per una competizione internazionale e questo allenatore, allora sconosciuto ai più, mi sorprese. Alle domande dei cronisti su come la sua squadra avesse potuto battere i possenti atleti della selezione russa lui rispose: ‘Con la palla alta sulle mani del muro’. Per l’epoca, una rivoluzione". Poi Pacetti rientrò e, in un contatto con l’amico Beppe Cormio (l’odierno direttore generale della Lube, ndr), nell’orbita della Trevalli Jesi, lo consigliò subito: "Prendete questo, datemi retta". Così fecero. Fu il primo contratto di Velasco in Italia e da lì inizio la carriera di quello che sarebbe diventato il tecnico della "Nazionale dei fenomeni". Un modello per tanti. Anche per il diesse Pacetti e per l’allenatore falconarese di quei tempi, Marco Paolini. Paolini che, proprio pochi giorni fa, è tornato in pista. Sarà il direttore tecnico della Volley Game Falconara in serie B. Pacetti sorride: "Mossa lungimirante. Era ora che tornasse a casa".