REDAZIONE ANCONA

Quando Ashe incantò tutti. Ancona ai piedi del "re"

Un gruppo Facebook rispolvera una storica testimonianza che risale al 1969. L’americano insieme a Nicola Pietrangeli con l’avvocato Michele Brunetti.

Nicola Pietrangeli insieme ad Ash, al sindaco Trifogli ea all’avvocato Michele Brunetti

Nicola Pietrangeli insieme ad Ash, al sindaco Trifogli ea all’avvocato Michele Brunetti

Metti un campione affermato, anzi il campione per eccellenza del tennis italiano e un più giovane astro nascente statunitense, paese di grandi tradizioni tennistiche ma che raramente ha fatto salire alla ribalta atleti di colore, in anni per giunta caldi per le battaglie sociali e civili. Siamo infatti nell’aprile del 1969: un anno prima l’attivista Martin Luther King ha pagato con la vita le sue lotte. Qualche mese dopo, a Città del Messico, nelle Olimpiadi del 1968, i velocisti afroamericani Tommie Smith e John Carlos, rispettivamente 1° e 3° sul podio dei 200 metri, alzano il pugno chiuso indossando guanti neri, per ribadire la battaglia per i diritti civili in America, appoggiati dal 2° classificato, l’australiano bianco Peter Norman. Gesti simbolici a cui non è insensibile il tennista Arthur Ashe, classe 1943, vincitore in quel 1968 degli US Open: nel 1963 era stato il primo tennista di colore a rappresentare gli Usa in Coppa Davis. Ashe è ormai un campione affermato e – almeno per lui – sembrano lontani i tempi in cui, da bambino, figlio di un guardiano e di una serva, nella Virginia degli anni ‘50 con gli altri coetanei bianchi non poteva giocare. Ashe nell’aprile 1969 si trova ad Ancona da numero 1 al mondo, per giocare un match esibizione nei campi di viale della Vittoria, alla presenza pure del sindaco Alfredo Trifogli, che a fine match consegna una medaglia al campione Usa e al suo avversario. Non un rivale qualsiasi, bensì Nicola Pietrangeli, che ha ormai 36 anni ma resta il numero 1 del tennis azzurro: il suo erede Adriano Panatta, infatti, sarebbe esploso soltanto due anni dopo, ancora nelle Marche, vincendo il suo primo torneo a Senigallia nel 1971. L’esibizione tra Ashe e Pietrangeli è un evento, di cui proprio in questi giorni il gruppo facebook "50 anni dalla vittoria di Adriano Panatta a Senigallia" ha rintracciato una dimenticata testimonianza: una foto con i due campioni e l’avvocato Michele Brunetti, artefice dell’incontro. Un match non ufficiale ma storico per Ancona e per gli stessi giocatori: Ashe e Pietrangeli infatti, in precedenza non si erano mai incontrati. A vincere è l’americano, dopo una battaglia di cinque set: 6-2 3-6 8-6 4-6 6-2. Pietrangeli, oggi novantunenne ma ancora habituè dei tornei, si sarebbe ritirato a 44 anni nel 1977, Ashe chiuse nel 1980: è scomparso nel 1993 di Aids, contratto in seguito a una trasfusione di sangue. Fino all’ultimo, si è battuto per cause civili e umanitarie, e per sensibilizzare sull’Hiv, proprio come sapeva fare in campo, fin da bambino osteggiato per il colore della sua pelle o da numero 1 per sconfiggere campioni altrettanto grandi. Come fece con un intramontabile Pietrangeli, in quel giorno della primavera del 1969 ad Ancona.

Andrea Pongetti