Accerchiato da un gruppo di nigeriani che prima gli hanno rotto il naso a colpi di pugni e poi gli hanno distrutto il cellulare. Un’aggressione violenta, avvenuta di sera ai giardini Morandi, continuata poi anche nei confronti di un amico della vittima, passato nello stesso posto. Lo stesso gruppo di attaccabrighe, chiedendogli notizie del pestato, lo avrebbero preso a calci e pugni fin sotto casa della vittima. In due, entrambi nigeriani, di 30 e 28 anni, sono finiti a processo con l’accusa di lesioni aggravate in concorso. Sono difesi dall’avvocato Elisa Gatto. Il più piccolo è accusato anche di danneggiamento. L’aggressione, ai danni di due bengalesi di 46 anni, è avvenuta il 4 ottobre del 2018, in due momenti diversi. A scatenarla, molto probabilmente, questioni di droga. Il primo pestaggio sarebbe avvenuto prima dell’ora di cena. Un gruppetto di nigeriani avrebbero avvicinato uno dei due bengalesi al quale è stato rotto il naso riportando 25 giorni di prognosi. Nella colluttazione gli è stato buttato a terra il cellulare poi frantumato. Il ferito sarebbe corso a casa dove ha poi chiamato la polizia. Qualche ora dopo, non erano ancora le 21, è passato il connazionale ai giardini Morandi, era diretto a casa di amici e per raggiungere il posto ha percorso il sottopasso ferroviario sbucando ai giardini. Lì si è imbattuto nei nigeriani. Il 30enne si sarebbe avvicinato per dirgli: "Chiama il tuo amico che ha rubato il cellulare a un amico mio". Il presunto derubato si è alzato dalla panchina e ha rafforzato la richiesta aggiungendo che se non lo avesse fatto lo avrebbe ammazzato di botte. Il bengalese ha telefonato al connazionale ma aveva il cellulare irraggiungibile visto che gli era stato danneggiato. I due nigeriani a quel punto hanno iniziato a percuoterlo, calci e pugni, trascinandolo fin sotto casa del connazionale. Arrivati a destinazione il bengalese con il naso rotto si è affacciato dal terrazzo e i due nigeriani gli hanno fatto il gesto della pistola per minacciarlo di ucciderlo se non fosse sceso. Stesso gesto è toccato al connazionale. Alla fine è arrivata la polizia che ha rintracciato i nigeriani che avevano provato a fuggire. Ieri mattina, davanti alla giudice Maria Elena Cola, è stato sentito un testimone dell’accusa, un bengalese amico delle due vittime del pestaggio, ma ricordava poco i fatti.
Marina Verdenelli