"Abbiamo già un nutrito numero di specializzandi che lavorano in pronto soccorso e medicina di urgenza: solo all’ospedale regionale di Torrette ce ne sono 18. Sono medici in formazione specialistica che svolgono un importante ruolo di supporto per il quale la società dovrebbe fare un plauso". A parlare è Mauro Silvestrini preside della facoltà di Medicina ed Urgenza dell’Università politecnica delle Marche, replicando alla richiesta dei Tribunali del Malato marchigiani i quali, con una lettera aperta al rettore Gian Luca Gregori e al governatore Acquaroli chiedevano di fare maggior ricorso agli specializzandi, anche di quelli iscritti al primo e secondo anno, per far fronte alle carenze di organico e alla mancanza di medici specializzati in medicina di emergenza-urgenza. Silvestrini ricorda: "A Torrette ci sono 10 specializzandi in pronto soccorso e 8 in medicina d’urgenza. Sono medici in formazione che non possono essere lasciati da soli e vanno supportati e affiancati ad un medico ‘anziano’". Ma perché con certi bandi possono entrare in pronto soccorso solo dal terzo anno in poi di specializzazione, non prima? "Dal terzo anno – spiega Silvestrini - possono essere contrattualizzati ma già molti di loro svolgono queste funzioni dal secondo anno. Gli specializzandi al primo hanno appena intrapreso un percorso e non è detto siano pronti a entrare nei reparti di emergenza-urgenza. Il professor Gianluca Moroncini direttore della scuola di specializzazione – aggiunge il preside Silvestrini – ha selezionato i più ‘anziani’ e più pronti a dare un supporto. So che in questo momento ci sono altri 16 specializzandi in base ad un accordo raggiunto con l’autorità regionale. Buona parte di loro già lavora a supporto di varie strutture della regione, alcuni nei pronto soccorso, altri in reparti diversi". Per Silvestrini la crisi dei pronto soccorso non può essere risolta però dagli specializzandi. "La questione è più complessa: in pronto soccorso arrivano oggi molte persone, spesso per la mancanza di filtri. Soffrono quindi anche per un problema di ricezione dei pazienti. A volte mancano spazi e c’è difficoltà nel gestire i pazienti complessi. Gli specializzandi danno un importante contributo specie nella gestione dei codici meno gravi ma non hanno la possibilità di firmare un atto medico".
Sara Ferreri