Ancona, 17 gennaio 2024 – E’ dimagrito 30 chili, la sera fatica ancora a prendere sonno perché non ha trovato ancora nessuna spiegazione alle pesanti accuse che tre studentesse gli hanno rivolto facendolo finire a processo per violenza sessuale e maltrattamenti aggravati. Un peso che ha dovuto portare per sei anni perché era il 2018 quando è stato allontanato dalla scuola Paolo Soprani, a Castelfidardo, dove insegnava in una classe di terza media, come docente di sostegno e supplente. Ora è stato assolto con formula piena: è rimasto vittima di una vendetta dei suoi studenti a cui aveva tolto un cellulare che a scuola non si poteva usare.
Il professore Giovanni Di Presa però è pronto a voltare pagina. "Li perdono e ho pietà di loro – ha detto l’insegnante, intervistato ieri dal Carlino – anche Gesù in croce ha detto ’perdona loro perché non sanno quello che fanno’ e io sono religioso e credo nel perdono. Non è stato mai il mio scopo punirli, la mia finalità nel processo era ottenere giustizia perché i fatti veri io li ho vissuti e non interpretati per far arrivare soldi in tasca a qualcuno. Queste persone avevano chiesto 50mila euro di risarcimento a testa. Spero che oggi, che sono ormai maggiorenni, abbiano capito che certe cose che si dicono poi possono portare a gravi conseguenze. Sono un padre di famiglia, ho una figlia, una moglie che per fortuna hanno sempre creduto nella mia innocenza ma è stato tutto molto pesante, per loro e per me".
Con la moglie accanto, nello studio del suo avvocato Gianni Marasca, Di Presa si è commosso più volte, con le lacrime agli occhi e un fazzoletto in mano. Ha ricordato anche quando un giorno, proprio mentre era con la figlia in una pasticceria, poco dopo le denunce che erano arrivate a suo carico, aveva incontrato una conoscente che si era sorpresa di averlo visto. "Mi disse ma non eri in carcere a Montacuto? – ha raccontato il prof – Mia figlia mi disse ’papà non farti dire queste cose’. Non sono mai stato in carcere, piuttosto mi sono sempre sorpreso che dopo le accuse hanno aspettato due anni per sentire la mia versione dei fatti".
Ad insegnare alle Soprani era arrivato quasi per caso, nel 2015. I presidi avevano ancora autonomia nel nominare i docenti. "Ero il fistoterapista della mamma della dirigente scolastica – ha spiegato Di Presa – parlando gli avevo riferito che avevo ottenuto anche l’abilitazione per il sostegno e lei mi propose di fare domanda per insegnare nella sua scuola perché i docenti servivano. Adesso che è tutto chiarito mi piacerebbe tornare ad insegnare anche se con molta difficoltà".
Un rammarico sulla vicenda il docente ammette di averlo. " La mia unica colpa – spiega Di Presa – è stata quella di aver usato con gli studenti un approccio di amicizia più che di un insegnante. lo per loro ero ’Gianni’ non ’il prof’ e quando ho fatto il severo me l’hanno fatta pagare". Il riferimento è al cellulare tolto ad un alunno perché lo usava in classe.
Rimasto senza il lavoro di insegnante (a giugno 2019 gli scadeva il contratto ma è stato sospeso a dicembre del 2018), ha continuato a fare il fisioterapista anche se "quando dovevo andare a casa di qualche paziente donna – ha sottolineato Di Presa – volevo la certezza che fosse presente anche un famillare tanto ero scioccato delle accuse che mi erano state rivolte". Il fondo schiena toccato "era il ginocchio che usavo per far sollevare gli zaini e far stare gli studenti dritti con la schiena". Il seno sfiorato "era per vedere la cervicale di cui una studentessa mi aveva detto di soffrire". Essendo anche fisioterapista capitava che il lunedì i maschi della classe gli facessero vedere anche un ginocchio dolente per la partita di calcetto fatta nel week end.