di Nicolò Moricci
Le poste chiudono alle 19.05, ma in strada, per via del covid, ci sono quindici persone ad attendere da ore il proprio turno. Gli animi si scaldano, scoppia la polemica e arrivano i carabinieri. È quanto successo due giorni fa alle poste centrali di largo XXIV Maggio. A denunciare "l’incresciosa situazione e la poca organizzazione dell’ufficio postale" sono Sergio Sparpaglia, Mauro Cofini, Matteo Pierpaoli e Luciana S., che racconta: "Sono arrivata alle 11.50 di venerdì mattina e fino alle 13 sono stata in fila, sotto il sole, senza poter effettuare nulla. Così, me ne sono andata e sono tornata nel pomeriggio, alle 18.08. Qualche minuto prima delle 19, un’addetta alle pulizie (senza averne la competenza) si rivolge a quanti erano in fila dicendo che l’ufficio avrebbe chiuso di lì a poco. Ma noi – ribatte la donna – eravamo in attesa da molto prima delle 19 e avevamo il diritto di essere serviti. Ci è stato risposto che ‘le macchine smettono di funzionare alle 19.05 e che i dipendenti non possono trattenersi perché non vengono loro riconosciuti gli straordinari’. Per via del covid non si può entrare in massa, ma noi è come se fossimo stati dentro all’ufficio. E una volta che i clienti sono dentro, vanno serviti".
Sergio Sparpaglia evidenzia poi come "sia poco cortese rivolgersi alla clientela ridendo di fronte a persone che, come me, dovevano necessariamente recarsi allo sportello per effettuare alcune operazioni. Dispiace criticare, ma è vergognoso: ci hanno leso la dignità di cittadini". C’è anche chi ha preso un permesso da lavoro e, pur essendo arrivato in orario, non è stato servito, come Mauro Cofini: "Devo fare un’importante operazione, non è giusto essere trattati in questo modo. Bastava mettere un addetto all’esterno e stabilire chi fosse l’ultimo. Così, non avremmo aspettato inutilmente". Concorde Sergio Pierpaoli, che "per pochi minuti è riuscito a spedire un pacco". A sottolineare il problema spazi è Sparpaglia: "L’ufficio postale è molto grande, non ha senso far entrare solo tre persone alla volta. Anche i corridoi potrebbero essere adibiti a ricevere clienti. Inoltre, chiedo che vengano affissi i regolamenti all’esterno: ci è stato detto che c’è l’app per la prenotazione, ma non c’è alcun avviso sul portone".
"E solo quando una decina di clienti ha alzato la voce per farsi sentire, la fila si è sbloccata. Altrimenti si procedeva a rilento" dicono, dopo aver documentato la situazione. "io non sapevo dell’app che permette di avere la precedenza. Dove sono i cartelli?".
A riportare la calma ci hanno pensato i carabinieri, ma la questione - avvertono i clienti - non si fermerà qui, perché "il servizio pubblico non chiude le porte in faccia ai cittadini. Non si può fare così".