Ancona, 21 novembre 2024 – Presa a pugni in faccia quando era incinta, sul costato, sbattuta con la testa contro l’auto e offesa con parole pesantissime. Un matrimonio violento quello vissuto da una 27enne di origine marocchina con un anconetano di 29 anni. La giovane però, dopo aver fatto finire a processo il marito per maltrattamenti aggravati in famiglia e lesioni aggravate, ha ritirato la denuncia (è stato possibile solo per le lesioni personali, l’altro reato prosegue d’ufficio) e ieri, sentita in aula, ha anche ritrattato i fatti. Gli episodi che hanno portato a processo l’uomo, con un giudizio immediato, sono avvenuti tra il 2023 e i primi mesi del 2024, quando poi il 29enne è finito agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico e un divieto di avvicinamento alla vittima (ancora pendente). “Sono state cose sporadiche – ha detto la 27enne davanti al collegio penale, presieduto dal giudice Roberto Evangelisti – voglio tornare con lui”.
L’imputato è stato condannato a 2 anni e 2 mesi. La coppia non si è ancora riunita perché lui ha ancora la misura cautelare. Un provvedimento “che ha sempre rispettato” ha detto la donna al pubblico ministero sempre durante la sua testimonianza. Ieri si procedeva con il rito abbreviato per l’imputato, difeso dall’avvocato Nicoletta Pelinga.
Era stata ammessa solo l’audizione della vittima. Stando alle accuse formulate nel capo di imputazione, il 29enne avrebbe esagerato in più occasioni, non episodi sporadici, anche davanti alle due figlie minorenni che la coppia ha. A giugno del 2023, a Portonovo, l’avrebbe insultata e quando lei lo ha invitato a calmarsi lui l’avrebbe afferrata per la testa sbattendola contro l’auto e strappandole una ciocca dei capelli. Pochi giorni dopo, durante una discussione, l’avrebbe colpita con un pugno al costato. A luglio dello stesso anno l’avrebbe presa a pugni in faccia provocandole una tumefazione al labbro inferiore. Era già in incinta. Ad ottobre 2023 le ha sferrato pugni in testa perché aveva raccontato ai genitori di aver comprato un’auto. Il giorno di Halloween, incinta di 8 mesi, l’avrebbe presa a schiaffi perché aveva preso una buca guidando, poi le avrebbe dato una testata provocandole 10 giorni di prognosi e facendola finire in ospedale. Il marito le avrebbe detto “te la sei cercata, tu le botte le vuoi”.