MARINA VERDENELLI
Cronaca

Pestato per vendetta. Quattro detenuti a giudizio: "Volevano aprirmi la faccia"

La testimonianza choc di un 34enne marocchino rinchiuso a Montacuto "Mi hanno minacciato di morte perchè non avevo partecipato a una protesta".

Il terribile fatto di violenza si è consumato nel carcere di Montacuto: sotto accusa quattro detenuti tunisini

Il terribile fatto di violenza si è consumato nel carcere di Montacuto: sotto accusa quattro detenuti tunisini

Prima lo avrebbero obbligato a bere due bicchieri di grappa artigianale poi lo avrebbero pestato provocandogli la frattura della mandibola e trenta giorni di prognosi. Una sorta di vendetta perché due giorni prima non aveva aderito ad una protesta indetta dagli altri compagni di cella. Vittima del pestaggio un detenuto di 34 anni, di origine marocchina ma residente a Fabriano. A picchiarlo, facendolo finire in ospedale, sarebbero stati quattro detenuti come lui con cui condivideva la stanza in carcere, a Montacuto. Sono tutti tunisini, tra i 27 e i 35 anni. L’episodio risale al 4 giugno del 2023 e ieri, in tribunale, è stata la stessa vittima a raccontarlo nel processo in cui i quattro aggressori, difesi dagli avvocati Caterina Ficiarà, Federica Battistoni ed Erica Micucci, sono accusati di lesioni in concorso e tentata violenza privata. "Mi volevano aprire la faccia e sono stato minacciato di morte – ha raccontato il 34enne, davanti al giudice Carlo Cimini -. Due giorni prima loro avevano protestato perché non volevano entrare in cella io invece sono entrato. Sono stato preso a pugni e calci. Uno aveva una lametta e mi voleva tagliare la faccia. Sanguinavo da naso e bocca così mi hanno chiuso in bagno per non farmi vedere dal poliziotto che girava. Poi mi hanno minacciato, dicevano se ci denunci ti ammazziamo. Mi hanno obbligato a bere due bicchieri di grappa autoprodotta". Il pestaggio sarebbe avvenuto dopo che il marocchino si era messo a letto. "Uno mi ha preso per i capelli, mi ha trascinato poi mi ha fatto inginocchiare – ha detto la vittima – un altro aveva una lametta e diceva lo ammazzo adesso. Un ragazzo si è messo in mezzo e gliela ha tolta. Un altro mi ha detto che aveva una famiglia di zingari e mi avrebbe fatto cercare per tutto il carcere. E’ stato un sequestro, non potevo parlare. Soffro ancora per queste minacce, lo sogno la notte". Il 34enne ha riferito che i detenuti gli avrebbero detto che ai poliziotti doveva dire che era caduto. La mattina è riuscito ad avvisare un agente che lo ha soccorso e portato in ospedale, poi è stato trasferito di carcere per sicurezza. "Ho perso la sensibilità su metà faccia", ha aggiunto la vittima. Stando alle accuse il 34enne era stato preso di mira dal gruppetto che lo avrebbe costretto a fare la spesa per tutti, a fare le pulizie della cella, a lavargli i vestiti e ordinandogli anche di far introdurre un cellulare in carcere dalla madre.