Il festival ‘Cinematica’ di Ancona rende omaggio a Ugo Tognazzi. Lo fa ospitando il figlio Ricky, che oggi (ore 21) alla Mole sarà presente alla proiezione del suo documentario ‘Ugo Tognazzi. La voglia matta di vivere’.
Tognazzi, che incontro sarà?
"Informale. Approfondirò la figura di Ugo, e anche il mio lavoro. E’ importante ricordare. Nel 2022 è stato celebrato il centenario della nascita di mio padre. Tra il 2022 e il 2024 sono nati tutti i grandi della commedia all’italiana, e non solo, come Gassman, Sordi e Manfredi. E’ la generazione che ha ricostruito l’Italia, nel dopoguerra".
I più giovani forse non sanno che c’è stato un Tognazzi ‘pre cinema’.
"Lui nasce sul palco, poi nel ‘54, con Vianello, apre la prima stagione di varietà in tv. Con ‘Un, due, tre’ inventano le basi del varietà moderno, riproponendo in chiave satirica quello che era successo durante la settimana. Loro si rifacevano non ai modelli tradizionali della commedia dell’arte, ma a quelli americani, dai Fratelli Marx Hellzapoppin’. Mio padre aveva la passione per la modernità, e ci teneva a non ripetersi, anche se qualcosa aveva avuto successo".
La sua filmografia è sterminata. E’ stato un padre ‘assente’ o la portava con sé?
"Io sono cresciuto sui set. Tra l’altro ero figlio di separati ante litteram. In classe ero l’unico, e venivo additato come un marziano. Oggi è difficile trovare una famiglia ‘normale’. L’estate, soprattutto, per papà significava lavoro. Io sono stato coccolato dai capi macchinisti e dagli elettricisti, che portavano i loro attrezzi al cinturone come delle pistole. Ho visto mio padre vestito in ogni modo, da donna e da cowboy".
Inutile dire che le fu naturale diventare attore come lui.
"Sì, ma lui non voleva. Temeva la precarietà di un lavoro in cui non sei mai padrone di te stesso. Gli altri possono decidere che non vai bene. E’ una vita complicata, che crea anche problemi psicologici".
Suo padre ha vissuto buona parte della sua carriera di attore ma solo gli inizi di quella da regista, che le ha fruttato molti premi. E’ un rimpianto?
"Ricordo la prima di ‘Piccoli equivoci’. Fu un momento emozionante per entrambi. Dopo l’applauso finale ci guardammo negli occhi e ci commuovemmo entrambi. Quando stava per uscire ‘Ultrà’ lui disse che voleva vederlo. Io gli risposi che non era ancora finito. ‘Allora aspetto’, mi disse. Purtroppo non fece in tempo".
Raimondo Montesi