"Benvenuti alla biblioteca. Si trova al 3° piano di questo ascensore". Una pubblicità quasi ostentata, con indicazioni ripetute, dalla targhetta di fianco al tasto ‘3’ dell’impianto di palazzo degli Anziani al volantino affisso all’interno, passando per il box della consegna libri di fianco all’ingresso al piano ‘0’. Insomma, il turista e in generale il visitatore, anche anconetano, poco avvezzo a salire quel montacarichi dentro a quello che è stato definito il "grattacielo medievale di Ancona", non avrebbe problemi se volesse recarsi in biblioteca (la sede temporanea in attesa che sistemino quella storica di palazzo ‘Benincasa’). Diverso il discorso per chi, semplicemente, volesse arrivare al piano dell’uscita. Sia chiaro, a istinto, valutando la soluzione più normale, chiunque penserebbe che l’uscita sia posta sulla sommità dell’edificio e magari alla fine sceglie di premere il pulsante giusto sulla tastiera, il ‘4’ appunto, ma chi non è abituato a salire su quell’ascensore una domanda all’inizio se la pone sempre: "Su quale piano sarà posta l’uscita visto che l’unica targhetta per indicare un servizio è posta a fianco del tasto 3, quello della biblioteca? La questione può sembrare cosa da poco, in realtà è esemplare della natura poco accogliente della città nei confronti di chi arriva ad Ancona. In quasi undici anni di attività dell’ascensore, in funzione dal 2014, nessuna amministrazione è stata in grado, spendendo pochi centesimi o forse nulla, di prevedere una semplice targhetta da attaccare di fianco al pulsante ‘4’ con su scritto banalmente ‘Uscita’.
Sia chiaro, il progetto e l’attivazione del servizio di risalita da piazza Dante fino a piazza Stracca, nel cuore del centro storico, è stata una grande idea. Eppure basterebbe così poco per renderla funzionale al 100%, anche per chi non utilizza con frequenza quell’impianto di risalita. Impianto che doveva, nei programmi dell’epoca, essere il primo di due pezzi dedicati a turisti e non solo. L’idea complessiva era rendere più agevole la risalita dal porto fino al Duomo, prima con l’ascensore di Palazzo degli Anziani, poi con una scala mobile da piazza del Senato sul percorso dello Scalone Nappi fino alla cattedrale. Il primo pezzo è stato fatto con i fondi del Comune, della Regione e della Fondazione Cariverona; l’altro, su cui le parti hanno interagito, si è perso in corso d’opera, forse proprio per la carenza di fondi.
Pierfrancesco Curzi