Il Cpr nelle Marche si farà, anzi si sta già facendo. Il governo, di concerto con le autorità locali a partire dalla Regione e dalle prefetture, ha deciso che il suo Centro per i rimpatri di migranti irregolari sarà a Falconara. Nulla di nuovo rispetto alle ipotesi del passato a proposito della scelta del sito che ricade nel territorio comunale falconarese, in via delle Caserme, di fianco all’aeroporto civile e a poche centinaia di metri dalla Raffineria Api e dall’ex caserma ‘Saracini’. L’area in questione, a lungo usata proprio come base per l’aeroporto militare, è successivamente passata di competenza demaniale e adesso sarà Invitalia (l’agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa e gli investimenti interna al Ministero dell’Economia) a occuparsi della creazione del sito che, stando alle prime indiscrezioni, dovrebbe ospitare sicuramente più di 100 migranti irregolari in contemporanea.
I primi lavori attorno alla ex struttura militare, in stato di abbandono da anni, sono iniziati. I Cpr somigliano molto a dei penitenziari, protetti da mura o da inferriate alte svariati metri, con tanto di filo spinato sulla sommità. Così dovrebbe accadere in via delle Caserme, siti da dove i migranti non potranno uscire per tutto i loro iter istruttorio che, stando alla legge, potrebbe durare fino a 18 mesi. Il progetto è ancora in itinere e per l’inaugurazione del centro bisognerà attendere ancora qualche tempo, quanto meno un anno. La notizia però adesso è concreta: il Cpr delle Marche si fa. Non siamo più soltanto ai ‘forse’, ai ‘si starebbe ragionando’, visto che nell’area demaniale alle spalle dell’aeroporto ‘Raffaello Sanzio’ si sta iniziando con la fase propedeutica del progetto, ossia le ‘Indagini geognostiche, geofisiche e rilevamenti topografici’ dell’area. Tradotto, gli addetti ai lavori devono capire se il terreno dove andrà a sorgere quello che un tempo si chiamava Cie (Centro per le identificazioni e le espulsioni) è in condizioni di accogliere la struttura.
Il governo, memore di quanto accaduto in Albania, dove per problemi geologici l’apertura del Cpr di Gjader sta subendo un ritardo di cinque mesi proprio a causa di problematiche del terreno, non vuole altre brutte sorprese. Il Ministero dell’Interno ha di fatto posato la prima pietra di quello che dovrebbe diventare il primo Cpr mai realizzato nelle Marche. Per questa fase investirà una somma superiore ai 50mila euro, ma poi l’esborso sarà molto più oneroso, sia per la costruzione del centro che, soprattutto, per la sua gestione, piuttosto onerosa. Il Cpr di Falconara ricalcherà più o meno la tipologia di struttura poc’anzi ricordata, cioè quella nel nord dell’Albania: una serie di moduli abitativi in stile villaggio temporaneo post-sisma, roventi d’estate e gelidi in inverno.
Da almeno tre lustri si parla di un centro, non di accoglienza ma finalizzato all’espulsione dei migranti richiedenti asilo a cui non viene riconosciuto lo status di rifugiato, da costruire nelle Marche. In passato la Regione ha sempre contrastato la scelta di realizzare un Cie, oggi Cpr, sul suo territorio. Falconara è sempre stato il Comune più indicato per realizzarne uno e le proteste delle varie amministrazioni succedutesi nel corso del tempo hanno fatto rumore. L’attuale giunta Signorini (centrodestra) poco ha potuto per evitare che ciò accadesse.