"Olimpiadi, grande evento. Bisognerà essere forti dal punto di vista emotivo"

L’anconetano fiorettista azzurro del Club scherma Jesi si prepara per Parigi: "E’ una sfida particolare, non la più veritiera, ci sono tanti fattori che influiscono. E’ una gara: se vinco bene, ma le medaglie non qualificano il valore della persona".

"Olimpiadi, grande evento. Bisognerà essere forti dal punto di vista emotivo"

"Olimpiadi, grande evento. Bisognerà essere forti dal punto di vista emotivo"

Tommaso Marini di nuovo numero uno al mondo. Pensiero stupendo, specie in vista delle prossime Olimpiadi. Ma l’anconetano del Club Scherma Jesi e della Polizia di Stato non si monta la testa. La giusta consapevolezza e la stessa filosofia di sempre – prima la persona e poi l’atleta – per tenere lontane le tentazioni di sentirsi addosso la pressione del possibile favorito.

Marini, che effetto le fa essere tornato il numero uno?

"Sono molto felice. Non è una cosa nuova per me, è un posto dove mi sento a mio agio, per ora è giusto così".

Soprattutto dopo l’infortunio e l’operazione.

"Non era una cosa scontata. Aver avuto la consapevolezza, dopo l’infortunio, si essere tornato più o meno com’ero prima è stato sicuramente un bel traguardo. Ora manca l’ultimo pezzetto di percorso, che è la parte più difficile, e che continuerò ad affrontare come ogni ostacolo, come ho sempre fatto, con la stessa filosofia".

Significa che è il favorito?

"Beh no, non credo. Sicuramente potrei essere uno dei nomi, ma non certo l’unico. Anche se non fossi stato primo sarei stato uno di quelli. Nella scherma c’è così tanta concorrenza tra i primi dieci-sedici al mondo, tutti potrebbero essere ottimi candidati, vedremo".

Itkin lo ha già superato a Milano, che avversario è?

"Molto forte, ci conosciamo bene perché gareggiamo da avversari da quando eravamo under 20, c’è una rivalità che dura da tempo, è molto grintoso, tecnicamente non è il più bravo però ha dimostrato di saper chiudere durante l’assalto e questo lo ha aiutato a fare la differenza".

E Cheung?

"E’ un atleta molto talentuoso, ha una bella tecnica, un’ottima mano, a differenza di Itkin emotivamente è meno solido".

E’ stato alle Olimpiadi di Tokyo come riserva, poi è tornato a casa. Stavolta le tocca il ruolo di protagonista. Sente pressione?

"No, onestamente no. Ovviamente c’è un po’ d’ansia, ma quella ce l’hanno tutti. L’Olimpiade è un grande evento, una gara molto particolare, non la più veritiera. Ci sono tanti fattori in quel giorno, l’emozione, il fatto di dover aspettare quel giorno per quattro anni. Bisogna essere forti dal punto di vista emotivo".

Qual è il suo rapporto con la pressione?

"Da tanto tempo non mi sento sotto pressione. Penso di essere un atleta che l’ha sempre saputa gestire abbastanza bene e quindi sempre una persona che rispondeva in modo positivo agli ultimatum e questo mi ha sempre aiutato a restare in squadra. Tutto questo è una cosa bellissima ma resta un gioco, una gara: se uno vince bene, se perde non muore nessuno. Le medaglie non qualificano il valore di una persona. Quello di un atleta sì, certo, ma non di una persona e sono sempre stato abituato a mettere davanti la persona. Poi se vincerò più medaglie possibili ne sarò felicissimo, ma sono più concentrato sul mio modo di essere".

Senza pressioni perché si diverte?

"Anche per quello, cerco di divertirmi il più possibile, poi capitano delle gare in cui non riesco a esprimermi al meglio, magari ho altri pensieri, dipende molto da come mi sveglio alla mattina. E questo è un grande punto di domanda, dipende da come mi sento, da come sono ispirato".

Sensazioni?

"Non lo so, ho sempre avuto sensazioni che poi si dimostravano sbagliate. Ora sono abbastanza tranquillo, prima dell’Europeo invece avevo ansia, ero più nervoso. Ora sono sereno. Speriamo che duri".

Giuseppe Poli