RAIMONDO MONTESI
Cronaca

"Ognuno ha le sue montagne da scalare"

Piegiorgio Milano porta in scena alle Muse ‘White Out - La conquista dell’inutile’ che chiude la stagione di danza

Un momento dello spettacolo

Un momento dello spettacolo

"Uno spettacolo che fonde in maniera totale danza contemporanea, circo di creazione e alpinismo". Così si presenta ‘White Out - La conquista dell’inutile’ di Piergiorgio Milano, che domani (ore 20.45) alle Muse di Ancona chiude la stagione di danza di Marche Teatro.

Milano, lei ha detto che l’ambizione più alta dello spettacolo era trasformare l’alpinismo in un linguaggio artistico. Come ci è riuscito?

"Ci sono stati degli ostacoli. Ad esempio: come rideclinare in modo coreografico le tecniche legate all’alpinismo. Come trasportare all’interno di uno spazio finito come un teatro un ambiente naturale che quasi per definizione sfida l’infinito, come quello della montagna. In che modo dare ritmo a un tipo di esperienza che è quasi aritmica, proprio perché l’alpinismo si estende su durate e lunghezze così ampie. Per dire, gli ultimi cento metri sull’Everest possono durare 24 ore. E come trasformare tutto questo in un’esperienza tangibile, concreta per il pubblico, rendendo giustizia a tutte le storie, alle avventure e ai personaggi legati all’alpinismo".

C’è un preciso elemento narrativo nello spettacolo?

"Assolutamente sì. Anzi, ogni scena, ogni cosa che avviene sul palco è ispirata a qualcosa veramente accaduta, a un libro, a un film o a un’intervista a cui mi sono ispirato. A volte ciò avviene in maniera diretta, altre volte in modo più metaforico. In ogni caso c’è un testo che accompagna tutto lo spettacolo".

Le coreografie ‘riproducono’ i movimenti dell’alpinista?

"Sì. Ci sono scene e situazioni concrete rappresentate sul palco. Ho rideclinato ad esempio le tecniche di risalita e di discesa in corda doppia, l’uso di certi materiali, e anche certe situazioni che si possono vivere in montagna come il dare una mano all’altro, dormire vicini, avere freddo, il perdersi...".

Perché questo riferimento all’ ‘inutile’? Per gli alpinisti arrivare in cima è straordinariamente importante.

"Proprio su questo si basa lo spettacolo. C’è un libro, ‘I conquistatori dell’inutile’ di Lionel Terray in cui si dice che in cima a una montagna non c’è nulla. Da un punto di vista logico non c’è alcuna utilità in questa azione. Allo stesso tempo è fondamentale che queste persone accettino la sfida. Perché con ‘White Out’ voglio dire che ognuno di noi ha la sua montagna da scalare. Anche noi spesso mettiamo a rischio tutto quello che abbiamo. Perché siamo umani, e cerchiamo di dare un senso alla nostra esistenza".

Raimondo Montesi