Occupano un locale di proprietà del Comune, che era stato chiuso per un incendio, organizzando feste, concerti e perfino incontri culturali in una struttura fatiscente e non sicura. Per un anno, dal 2018 al 2019, si sarebbero tenuti eventi di ogni tipo dietro anche il pagamento di un biglietto e con tanto di consumazioni al bar. In due sono finiti a processo dopo il sequestro dell’immobile, avvenuto il 14 gennaio del 2019, in via Primo Maggio, alla Baraccola, e scattato a seguito di un blitz della sezione di polizie giudiziaria dei vigili urbani. La polizia locale aveva avviato una indagine, coordinata dalla Procura, perché erano arrivate segnalazioni per quel luogo. Il periodo era di massima allerta perché meno di un mese prima c’era stata la tragedia della discoteca Lanterna Azzurra, a Corinaldo, dove nel locale troppo affollato erano morti cinque minorenni e una mamma. Per l’immobile della Baraccola, a due passi dalla sede della Cgil, un tempo l’ex scuola Sibilla Aleramo, sono a processo davanti alla giudice Alessandra Alessandroni la referente del centro sociale "Asilo Politico" che aveva occupato la struttura, 48 anni, anconetana e l’organizzatore di uno spettacolo musicale che si era tenuto la vigilia di Natale 2018. Alla prima la Procura contesta l’invasione di edificio, il deturpamento e imbrattamento di cose altrui e l’apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo. Al secondo solo l’apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo in concorso con la prima. Ieri in tribunale è stato sentito il comandante della polizia locale di Ancona, il maggiore Marco Caglioti, che all’epoca aveva condotto l’operazione. Ha ricostruito i fatti dell’indagine. All’epoca l’imputata era stata sentita al comando e aveva spiegato che il permesso di usufruire dell’immobile gli era stato dato da un consigliere e da un assessore ma solo verbalmente. Prossima udienza il 10 febbraio. Il Comune di Ancona si è costituito parte civile nel processo.
CronacaOccupano un locale del Comune per farci feste, concerti e incontri: in due finiscono sotto processo