"Sembra di stare in Lapponia", "Che emozione!". Sono alcune delle espressioni che accompagnano le tante foto scattate giovedì sera con ogni scorcio dal mare all’entroterra anche in provincia di Ancona. Tutti la chiamano aurora boreale ma è davvero lei? Lo abbiamo chiesto a Leonardo Guerro, astrofisico, docente di matematica e fisica al Galilei di Jesi.
Di che fenomeno si tratta?
"L’aurora boreale è un fenomeno naturale che si manifesta quando particelle cariche provenienti dal sole, soprattutto protoni ed elettroni, interagiscono con il campo magnetico terrestre. Queste particelle, durante una tempesta solare, vengono accelerate e deviate verso i poli magnetici della Terra, dove colpiscono le molecole di gas nell’atmosfera, come ossigeno e azoto. L’energia rilasciata da queste collisioni genera luci colorate che danzano nel cielo, creando l’aurora. Solitamente si osserva vicino ai poli, ma eventi eccezionali come forti tempeste geomagnetiche possono farla apparire a latitudini più basse, come è successo di recente in Italia".
Perché il fenomeno sembra essere notato più spesso ultimamente?
"Stiamo vivendo un’intensificazione dell’attività solare, il ‘massimo solare’, una fase del ciclo solare che dura 11 anni. Durante questa fase, il sole emette un maggior numero di tempeste solari e brillamenti, aumentando le probabilità di avvistare aurore anche in regioni dove normalmente non sono visibili. Inoltre, la crescente diffusione di smartphone di alta qualità ha reso più facile immortalare e condividere il fenomeno, facendolo sembrare più comune di quanto non fosse in passato".
C’è un particolare momento o periodo dell’anno in cui possiamo aspettarcela?
"Le aurore boreali si verificano con maggiore frequenza durante i periodi di alta attività solare, che, come detto, seguono un ciclo di 11 anni. Sebbene possano verificarsi in qualsiasi periodo dell’anno, sono più visibili durante l’equinozio di primavera e d’autunno, quando la posizione della Terra e la geometria del suo campo magnetico favoriscono l’interazione con le particelle solari. Tuttavia, a latitudini più basse come quelle italiane, le aurore boreali rimangono eventi rari e legati a tempeste geomagnetiche particolarmente intense. Alcuni esperti ritengono che molti avvistamenti, specialmente a latitudini più basse come quelle italiane, possano non essere vere aurore boreali, ma piuttosto fenomeni noti come Sar (Stable Auroral Red arcs). Questi archi aurorali stabili, di colore rosso, sono generati da processi differenti rispetto alle classiche aurore boreali, e tendono a manifestarsi durante tempeste geomagnetiche intense".