GIACOMO GIAMPIERI
Cronaca

Niente esami, oppure lontano da casa: "Tranquille, vi accompagnerò io"

L’avvocato Italo D’Angelo è rimasto colpito dalla storia pubblicata dal Carlino: "Questo non è un Paese civile"

Claretta De Giacomi e sua figlia Federica Regolo, impossibilitate dall’ottenere una visita specialistica se non a chilometri di distanza da Ancona (e non possono spostarsi se non in autobus) o. non prenotabile se non dopo mesi e mesi di attesa

Claretta De Giacomi e sua figlia Federica Regolo, impossibilitate dall’ottenere una visita specialistica se non a chilometri di distanza da Ancona (e non possono spostarsi se non in autobus) o. non prenotabile se non dopo mesi e mesi di attesa

"Se riusciranno ad avere l’appuntamento a Fabriano, le porto io o le faccio accompagnare da un confratello dell’Ordine di Malta. Questo facciamo, è il nostro dovere. Senza la carità, non c’è fede". Un messaggio arrivato ieri su WhatsApp e che, ha seguito, una mail inviata al mattino presto alla redazione di Carlino, dopo la storia pubblicata venerdì della signora Claretta De Giacomi e di sua figlia Federica Regolo, impossibilitate dall’ottenere una visita specialistica se non a chilometri di distanza da Ancona (e non possono spostarsi se non in autobus) o, ancora peggio, non prenotabile se non dopo mesi e mesi di estenuante attesa, tra telefonate (Cup e Urp) e rimpalli.

Il messaggio che ci è arrivato è quello di Italo D’Angelo, presidente di Conerobus. Ed è un gesto di grande umanità, quello di rendersi disponibile ad accompagnare le due donne nell’ospedale fabrianese. "Vede? Quello che mi colpisce nell’articolo che avete scritto – spiega D’Angelo al giornalista – è l’insensibilità di chi avrebbe il dovere di intervenire e non lo fa". E allora la lettera, in risposta alle criticità vissute da Claretta e Federica alle prese con l’incubo delle liste di attesa nella sanità pubblica. "Debbo confessarle che leggendo la notizia mi sono detto: la giornata inizia male. Come presidente di Conerobus – esordisce il noto legale – ho ricevuto in questi giorni diverse lettere di reclamo per corse sospese, autobus arrivati in ritardo o ascensore temporaneamente disattivato per riparazioni. A questi reclami rispondo personalmente e di tutti cerco almeno una spiegazione con i miei quadri dirigenti. Qui non si tratta di un autobus che tarda ad arrivare o che non arriva. Ma di una persona che scrive: ‘Sono costretta a morire e non posso curarmi. Nessuno mi ascolta’", riportando le parole dell’anziana anconetana.

Ancora D’Angelo: "E lo chiamiamo, il nostro, un Paese civile? Chi si sta interessando a questa nostra connazionale? Il suo appello ha ricevuto risposta dai vertici delle Ast o della ‘politica’, pure sempre tanto attenta a dimostrare che la nostra è una Regione fra le migliori d’Italia? Insomma, vorrei capire se siamo così allo sbando, non solo nella programmazione delle visite, ma nell’assistenza sanitaria che è dovuta ad ogni cittadino italiano", prosegue. "Eppure mi risulta che ogni giorno su dieci prenotazioni di visite al Poliambulatorio del viale della Vittoria, sette o otto sono di stranieri che vengono accompagnati da mediatori culturali e da rappresentanti di associazioni benefiche. Perché della signora De Giacomi sembrerebbe non interessarsi nessuno?", domanda e chiede spiegazioni D’Angelo.

E allora la volontà chiara di aiutarla, come potrà: "Non ho il telefono della signora, ma vorrei che le venisse comunicato che se il Cup le assegnerà la visita richiesta a Fabriano, sarò ben lieto di accompagnarla con la mia auto. L’Ordine di Malta, al quale appartengo, svolge un servizio di assistenza ai Signori Malati. Per me non sarebbe ‘una cortesia’, ma un atto cristianamente dovuto. Ma vorrei tanto che i responsabili della macchina assistenziale regionale si muovessero e sentissero almeno in dovere di dare, con urgenza, una risposta alla signora. Non una spiegazione ‘post mortem’. La ringrazio e la saluto cordialmente". Firmato, Italo D’Angelo.