REDAZIONE ANCONA

Nazzareno Grandinetti, addio al re delle scarpe

Aveva 75 anni ed era malato: suo lo storico negozio di Corso Garibaldi

Nazzareno Grandinetti, addio al re delle scarpe

Un cuore azzurro con una scritta dello stesso colore al suo interno: ‘Ciao Nazareno’. Poi un cartello che non ammette dubbi: ‘Chiuso per lutto’. E’ quello che hanno visto ieri sulle vetrine di Grandinetti coloro che passavano in corso Garibaldi. Lui era Nazareno Grandinetti, scomparso due giorni fa all’età di 75 anni. Da tempo era malato. Sulla vetrina c’è anche un commovente ricordo firmato dalla sorella Maria Ida, che insieme a lui gestiva i noti punti vendita di calzature, un vero riferimento nel centro di Ancona. Grandinetti però era originario di Porto Recanati, dove ieri pomeriggio si sono svolti i funerali. Lì aveva ereditato l’attività avviata dal padre Pino, eredità estesa poi nel capoluogo. In entrambi i casi si era distinto raggiungendo, oltre al successo commerciale, la fama di grande professionista e di uomo animato da una grande passione per il proprio lavoro. Senza dimenticare l’apprezzamento sempre ricevuto da parte dei dipendenti. In città il nome Grandinetti è ormai diventato sinonimo di scarpe. Quello che forse non tutti sanno è che Nazareno Grandinetti è stato anche un uomo di sport. Fu lui a fondare l’Adriatica, squadra di calcio che nel 1964 conquistò il titolo nazionale juniores Csi. Un’impresa che rappresenta il massimo risultato della Porto Recanati sportiva, insieme alla promozione nella Serie D. Lui giocava a centrocampo in quella che era una squadra composta principalmente da studenti (Grandinetti frequentò il liceo scientifico di Macerata). Gli anconetani che frequentano corso Garibaldi lo vedevano spesso spostarsi da uno dei suoi negozi all’altro. Grande l’affiatamento con la sorella Maria Ida, che ora lo saluta definendolo "il fratello maggiore e la figura maschile che ogni donna merita di avere accanto. Premuroso ed attento sempre, con la tua forza e la tua dolcezza". Poi la conferma di quello che i clienti più affezionati sapevano bene: "Hai amato il nostro lavoro con tanta dedizione e passione, dandogli una dimensione ideale e morale fuori misura, perché fosse esempio di correttezza e competenza". Il ricordo si fa personale: "Abbiamo condiviso anni di lavoro fatto con sapienza, vivendo soddisfazioni, delusioni, gioie e dolori, perché la vita vera è questa: costruire insieme e condividere. Poi è arrivata la malattia che hai vissuto con la forza di sempre e mai con la rassegnazione. Perché da sempre hai vissuto per l’essere e mai per l’apparire. Mi mancherai infinitamente".