Ancona, 20 settembre 2023 – Una donna deceduta tredici anni fa, decise di devolvere tutto il suo patrimonio ai poveri e ai bisognosi. Ora il Comune, a cui parte dei beni (un immobile) sono stati assegnati da una sentenza della Corte d’Appello, dovrà decidere se accettare la donazione previo il ‘beneficio d’inventario’. Non è una citazione, ma un passaggio esatto del documento che oggi o nella prossima seduta del consiglio comunale, in calendario mercoledì 27 settembre, dovrebbe finire all’analisi decisiva dell’aula.
Deliberare o meno – molto probabilmente il provvedimento passerà vista la forte e coesa maggioranza del centrodestra – il via libera alla ricezione del dono fornito indirettamente da una persona scomparsa nel 2010.
Tra la morte della donna e il via libera all’inventario all’interno dell’immobile in questione – valutato tra i 200 e i 280mila euro - che, ironia della sorte, si trova in via Frediani, a pochi metri da Palazzo del Popolo, c’è una delicatissima questione ereditaria. Con tanto di strascichi giudiziari interni alla famiglia della donna. Alla sua morte, infatti, ha fatto fede un testamento olografo firmato dalla stessa di fronte a un notaio anconetano molti anni prima, nell’aprile del 2000. Un documento che però avrebbe poi vincolato le eventuali spartizioni dei beni.
Quanto scritto dalla defunta sul testamento non ammetteva repliche: tutti i beni dovevano esseri devoluti ai poveri, compreso quell’appartamento. Una decisione ufficiale a cui una nipote della donna si è opposta in tutti i modi, arrivando fino in tribunale. Una causa che ha richiesto i suoi tempi fino alle sentenze di I e II grado che hanno confermato la veridicità e la funzionalità dell’atto notarile: il testamento olografo era regolarissimo e andava applicato. Nel 2015 la prima sentenza in cui il tribunale di Ancona riteneva valido quel testamento, secondo cui "le disposizioni a favore dei poveri e altre simili, espresse genericamente, si intendono fatte in favore dei poveri del luogo in cui il testatore aveva il domicilio al tempo della sua morte e i beni sono devoluti all’ente comunale di assistenza".
In questo, il testo della sentenza individuava nel Comune di Ancona, terzo chiamato in causa nel giudizio de quo, quale unico chiamato all’eredità testamentaria. In pratica, senza volerlo, il Comune è diventato intestatario di un immobile con un usufrutto però vincolato dalla volontà della defunta, ossia che a goderne i benefici fossero in qualche modo "i poveri e i bisognosi".
Cinque anni più tardi, nel dicembre del 2020, rispetto al I grado, è arrivata la sentenza della Corte d’Appello che in pratica ha confermato tutto, rigettando la richiesta presentata dalla nipote. Di fatto il Comune è diventato condomino di quell’edificio e nel frattempo all’interno di quell’edificio sono stati fatti dei lavori, tra cui l’impianto di un ascensore. Da qui la necessità di capire a chi spetterebbero tali spese e altre vicende amministrative che però restano legate all’atto formale che dovrà presto essere votato dall’aula consiliare: realizzare un inventario dell’immobile ricevuto in donazione (in caso favorevole l’amministratore di condominio vorrebbe recuperare le somme pregresse dovute) analizzando anche le spese rimaste in sospeso che dovrebbero aggirarsi attorno ai 40mila euro, come stabilito dall’amministrazione condominiale.