Ancona, 2 dicembre 2024 – Il mosciolo sta talmente a cuore che gli studi in corso, seguiti dalla Politecnica delle Marche e legati alla sua sopravvivenza, proseguono ininterrottamente anche in queste fredde giornate invernali.
Il prof. Carlo Cerrano, docente di Zoologia alla Unvipm, che coordina la troupe di ricerca universitaria, ci ha comunicato che proprio questa settimana si sono svolte le immersioni per verificare lo stato di salute del prezioso mitilo.
“La situazione non è cambiata rispetto alla fine dell’estate – ha detto Cerrano –. Sotto costa non c’è più nulla. Nelle due aree di studio interdette alla pesca, una al Passetto l’altra a Portonovo sono sopravvissuti quelli che abbiamo appesi nelle retine in sospensione nell’acqua, come pure in parte sopravvissuti sono quelli presenti nelle barriere artificiali date in concessione alla Cooperativa Pescatori di Portonovo che sono più in profondità e quindi in acque più fredde”.
Va ricordato che le due aree di ricerca e divieto di prelievo furono istituite la scorsa estate dalla commissione, voluta dal sindaco Daniele Silvetti, incaricata di seguire il problema e trovare le opportune soluzioni.
Commissione di cui fanno parte oltre al Comune, Slow Food, i Pescatori, la Regione Marche, l’Università Politecnica, l’Istituto Irbim-Cnr, l’Istituto Zooprofilattico, l’Amp, l’Ast, la Capitaneria di Porto e la Guardia Costiera. Due aree in cui, anche nell’ultimo controllo eseguito, non compaiono differenze nei mitili e nel loro sviluppo.
Cerrano ha spiegato che il mezzo utilizzato nella sospensione consiste nel mettere i moscioli in una retina sospesa dal fondo per evitare che siano mangiati dai predatori come le voraci raguse. Un metodo che la scienza usa quando i moscioli vengono utilizzati come indicatori della salubrità dell’acqua.
“Una volta presi - prosegue - vengono analizzati nel laboratorio di ecotossicologia”.
Ricordiamo che questo procedimento dei moscioli messi in retine in sospensione fu utilizzato all’isola del Giglio per verificare lo stato di salute delle acque dopo il naufragio della nave Concordia nel 2012. Per l’occasione furono utilizzati proprio i moscioli di Portonovo che allora godevano di ottima forma. La Politecnica proseguirà anche nei prossimi mesi ad eseguire immersioni periodiche per tenere sotto controllo la situazione.
“A febbraio - sottolinea Cerrano - dovrebbero iniziare ad arrivare le prime larve di mosciolo. Sarà una cartina di tornasole molto importante”.
Certo è che la commissione, istituita dal Comune, nel corso delle prossime riunioni dovrà decidere il da farsi.
Al momento Slow Food, che ha sollevato per primo il problema, spinge per un fermo della pesca che possa però contare su aiuti concreti per chi del mosciolo vive.