ANDREA FIANO
Cronaca

Morto l’ex patron Ermanno Pieroni Fu l’uomo della seconda serie A

Aveva 76 anni ed era ricoverato ad Ascoli per un brutto male, lascia la moglie Mariolina e cinque figli. La parabola discendente nel 2004: l’arresto e la condanna. Scoprì talenti come Nakata e Grosso

di Andrea Fiano

Dalle stelle alle stalle. La carriera nel calcio di Ermanno Pieroni. In estrema sintesi della sua parabola ad Ancona. Anche la città dorica piange la morte del dirigente sportivo, spentosi ieri all’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno all’età di 76 anni, dopo aver combattuto a lungo contro una malattia che non gli ha lasciato scampo. Classe 1945, nato a Jesi dove aveva mosso i primi passi come arbitro e poi come direttore sportivo, si era ritirato dal mondo del calcio a marzo scorso. Ultimo incarico: consulente di mercato dell’Anconitana. Perché nel capoluogo era tornato, fortemente voluto dal patron Stefano Marconi che lo aveva corteggiato per convincerlo a lasciare Arezzo, dove ricopriva la carica di direttore generale. Pieroni non incise e tornò osteggiato da buona parte dei tifosi e da tutta la Curva Nord. I perché risalgono alla prima parentesi ad Ancona, conclusasi nel 2004 con la retrocessione in B e il seguente fallimento del club. In particolare per le vicissitudini extra campo e per il modus operandi che ha finito per sfibrare il fronte ultras dorico. Che non lo ha perdonato. Non fu l’unica mossa sbagliata del Pieroni anconetano. Come l’esonero di Gigi Simoni dopo la conquista della seconda partecipazione in serie A per inseguire il sogno Carletto Mazzone. Alla fine arrivò il suo secondo Menichini, e poi Sonetti e Galeone. Stagione da dimenticare con oltre 40 calciatori sotto contratto. L’emblema: Mario Jardel. Ciò che accadde dopo è storia. Pieroni viene indagato dalla Procura di Ancona per il reato di bancarotta fraudolenta; fu condannato, finì in carcere. Il punto più basso in biancorosso. Mentre tutto cominciò all’indomani della promozione in B del 2000, il gol di Ventura al 118esimo minuto nel derby contro l’Ascoli in finale playoff a Perugia. Pieroni, col 50% delle quote societarie (l’altro 50% faceva capo alla Inditel di Mario Bonsignore, ndr), diventa plenipotenziario. Nel 200304 la scalata alla A col mix di gioventù (Antonini, Degano, Daino) ed esperienza (Ganz, Maini, Schenardi) diretti dall’eleganza e dalla sapienza di Simoni. L’apoteosi è la notte di Livorno. Il cordoglio dell’Ancona Matelica: "La società, profondamente commossa si stringe al dolore della famiglia Pieroni per la scomparsa di Ermanno. A lui restano per sempre legate alcune delle pagine della storia del calcio dorico".

Nella vita calcistica di Pieroni ci sono città che hanno un significato speciale. Come Perugia. È lì che acquisisce il soprannome di ‘mago’, scopritore di talenti senza eguali. Un esempio su tutti: Hidetoshi Nakata alla corte del patron Luciano Gaucci. E poi Materazzi, Gattuso e Grosso, che saranno nel 2006 campioni del Mondo, oppure Zé Maria con Serse Cosmi in panca. Giocatori, ma non solo. Pieroni lanciò allenatori che oggi sono sulla cresta dell’onda. Ad Arezzo i primi passi di Maurizio Sarri e Antonio Conte. Ad Ancona ridiede spinta alla carriera di Luciano Spalletti. Pieroni rivendicò sempre di essere finito vittima del sistema Moggi che lo fece fuori, dopo il famoso Perugia-Juve sotto l’acquazzone che costò lo scudetto i bianconeri. Si rivelò anche un boomerang l’adesione alla piattaforma Gioco Calcio, alternativa a Sky, in tema di diritti televisivi. Pieroni lascia la moglie Mariolina Maggiori e cinque figli. I funerali si terranno nel pomeriggio di oggi alle 15 a Monticelli nella chiesa di San Giovanni Evangelista.