
Milena Fiore ha dedicato la sua vita al volontariato guidando l’associazione delle Patronesse per tantissimi anni con passione e determinazione. La città le darà il suo ultimo saluto questa mattina
Ancona, 7 marzo 2025 – “Milena ci ha lasciato”: il messaggio che Andrea Carloni non avrebbe mai voluto leggere è arrivato nella serata di mercoledì come una doccia fredda. La sua cara amica e presidente delle Patronesse del Salesi è deceduta dopo un breve ricovero in ospedale, tra il dolore e l’incredulità di amici e familiari. Milena Fiore ha dedicato la sua vita al volontariato guidando l’associazione per tantissimi anni con passione e determinazione. La città le darà il suo ultimo saluto questa mattina alle 10 nella chiesa di Santa Maria dei Servi. Una donna che non verrà dimenticata, un’anima generosa che ha dedicato la sua vita a portare conforto e speranza ai bambini più sfortunati.
Il suo ricordo rimarrà per sempre vivo nella memoria della città. Il cordoglio per la scomparsa della Fiore, che lascia il marito Riri e i figli Lorenza e Francesco, è stato espresso anche dalla Fondazione Salesi, dai vertici unitamente al personale, agli operatori e ai volontari che con lei hanno condiviso l’amore per i bambini e le loro famiglie, oltre che per le donne ricoverate al Dipartimento Materno Infantile. “Fiore è stata una figura di riferimento nella storia della nostra Fondazione, il suo contributo e la sua collaborazione sono stati preziosi. In questo momento di dolore ci stringiamo ai suoi cari, esprimendo le più sentite condoglianze”.
Andrea Carloni, come ha conosciuto Milena?
“Durante uno degli eventi delle Patronesse in piazza Cavour, il più simpatico: ’Come Due Gocce d’Acqua’ dove veniva premiata la coppia cane-padrone più somigliante. Lei in quel periodo non era la presidente".
Entrambi avete collaborato per tantissimi anni, 40 più o meno, con l’associazione Patronesse, la più longeva della città con i suoi 125 anni di storia. Cosa vi univa più di tutto?
“Io ho sempre avuto un debito di riconoscenza verso il Salesi e le Patronesse, dopo che all’età di 5 anni fui ricoverato per una grave intossicazione e ripreso per i capelli dopo una lavanda gastrica. Sono stato sempre molto felice di collaborare con questa straordinaria associazione e, non me ne vogliano le altre, ma con la presidente Milena c’è stato sempre un rapporto speciale. Abbiamo sempre avuto una visione comune sul volontariato, sul dare agli altri per migliorare anche se stessi, una missione di vita”.
Cosa l’ha colpita di questa donna?
“In lei ho visto una fonte di ispirazione, sapeva mettersi a disposizione del prossimo mantenendo sempre una sua fermezza e tenacia di cui ogni tanto le chiedevo conto. ’Milena ma come fai a fare tutto?’ le dicevo e lei sorridendo diceva che avrebbe voluto fare di più, che le dispiaceva arrivare tardi visto che il bastone la rallentava molto. Io invece rispondevo che era sempre avanti agli altri, per guidarli, e se proprio doveva stare dietro era per spingerli, per motivarli”.
Quand’è l’ultima volta che vi siete visti?
“Un mese fa al suo ultimo evento pubblico allo Sperimentale. Ma ricordo la sua gioia quando al Salesi venne Alessandro Siani oppure con i motociclisti travestiti per la Befana e a tutti gli eventi dove poteva toccare con mano la felicità dei bambini ricoverati nei reparti”.
Quale eredità lascerà alle Patronesse e alla città?
“I suoi desiderata sono di non fermarsi un minuto con l’associazione Patronesse, di continuare tutto come negli ultimi 125 anni che purtroppo non siamo riusciti a festeggiare insieme. Per me era davvero una seconda mamma (qui Carloni deve fermarsi per la commozione ndr), ho avuto tanta paura di perderla durante il Covid quando ha avuto ben due attacchi e fu ricoverata per 12 giorni con il casco. Era appesa a un filo, diceva di essere stata miracolata. Era una donna ispirata e capace di ispirare gli altri”.
Un aneddoto che vuole condividere?
“Ho l’immagine di lei con in braccio un bambino arrivato dall’Africa, aveva pochi mesi e una grave cardiopatia: grazie alle donazioni riuscimmo a farlo operare dal dottor Pozzi e salvargli così la vita, il sorriso di Milena dopo quell’intervento non lo scorderò mai”.