Il tessuto economico fabrianese vicino al de profundis dopo l’annuncio della chiusura di un sito e il taglio netto di un secondo del gruppo Fedrigoni. Dopo l’addio a Francesco Merloni la mazzata nei confronti di 195 lavoratori dei due stabilimenti ‘anconetani’ della cartiera, quello di Rocchetta, verso la chiusura totale, e quello di Fabriano dove si prevede un taglio di lavoratori di circa 90 unità. Ieri una nutrita rappresentanza di lavoratori, in sciopero per 8 ore, ha organizzato un sit-in davanti a Palazzo Leopardi, sede del consiglio regionale.
A proposito di de profundis, emblematica la presenza davanti all’ingresso del palazzo di una bara di cartone con incise sopra le date di nascita della storica cartiera, il 1264, e di morte, appunto il 2024; appoggiati sopra anche dei fiori donati, con amara ironia, dai 195 lavoratori che tra due mesi e mezzo potrebbero perdere il posto di lavoro.
Il picchetto ha iniziato a prendere forma poco dopo le 10 con l’arrivo in Regione dei rumorosi e arrabbiati manifestanti; in particolare quelli dello stabilimento di Rocchetta che chiuderà, ma tra loro anche colleghi degli stabilimenti ancora salvi: "Non possiamo permetterci una simile deriva _ attaccano Alessandro Gai (Fistel-Cisl), Carlo Cimmino (Slc-Cgil) e Valerio Monti (Uilcom-Uil) _. Altre 195 famiglie senza lavoro, così la desertificazione del tessuto industriale del fabrianese si aggrava. Quando, due anni fa, Fedrigoni ha creato la società Giano significa che aveva intenzione di arrivare a questa chiusura e al taglio di lavoratori. Fedrigoni non è più interessato al ramo produttivo della carta per fotocopie per ufficio e così via, ma preferisce andare su produzioni diverse, tenendo per ora le cosiddette ‘Carte speciali’, da disegno, filigranate e così via". Fedrigoni, dunque, taglia uno stabilimento e mezzo su quattro; per ora sono salvi solo i due del maceratese, a Castelraimondo e a Pioraco, mentre quello di Fabriano (Vetralla) rischia di subire un forte ridimensionamento. Fischi ieri mattina all’arrivo in Regione dei vertici della Fedrigoni, compreso Giuseppe Giacobello dalla casa madre di Verona, prima dell’incontro con l’assessore Stefano Aguzzi: "Rispetto ad altre crisi industriali la diversità qui sta nel fatto che il gruppo era solido e poi all’improvviso hanno deciso di chiudere la sezione che loro chiamano ‘Ufficio’ _ aggiungono Daniele Bonafoni e Fabrizio Mei, membri dell’Rs di Fabriano per Cgil e Indipendente _. Stanno distruggendo un pezzo di storia della carta, avviata nella metà degli anni ‘70. Le prime avvisaglie sono arrivate un paio di anni fa, poi le acque si sono calmate e infine il fulmine a ciel sereno. È tutto sbagliato, i tempi, i modi. Margini di salvezza? Per i lavoratori, forse ma per il business non crediamo ci sia più futuro".