Ancona, 4 novembre 2023 – C’è un indagato sulla morte della 15enne bengalese che lunedì scorso è precipitata dal terzo piano dell’abitazione dove abitava con la sua famiglia, in via Capodistria. È il padre, un operaio dei cantieri navali del porto, e la Procura ipotizza il reato di istigazione al suicidio. La minorenne è morta giovedì sera, dopo tre giorni di agonia, nel reparto di Rianimazione, all’ospedale di Torrette. Era ricoverata con un gravissimo trauma cranico e dopo la caduta, da oltre dieci metri di altezza, non si è più ripresa. La magistratura vuole vederci chiaro sul motivo che avrebbe spinto una ragazzina così giovane e descritta come una teenager piena di vita e di sogni, a buttarsi dal balcone della sua cameretta, nel quartiere del Piano. L’iscrizione del genitore sul registro degli indagati, a cui l’atto è stato già notificato ieri, è un atto dovuto e a garanzia del padre stesso le cui accuse sono ancora tutte da dimostrare. Al genitore, che ha già nominato un difensore, l’avvocato Iacopo Casini Ropa, è stata data la possibilità di partecipare al primo accertamento disposto dal pubblico ministero Andrea Laurino, l’autopsia sul corpo della 15enne. L’incarico è stato dato ieri mattina al medico legale Marco Palpacelli che ha iniziato subito dopo le operazioni terminate nel tardo pomeriggio. La magistratura voleva avere contezza che la minorenne sia deceduta a seguito della caduta dal balcone della sua cameretta, come sembrerebbe, e se ci sia altro dagli accertamenti sul corpo che possano aiutare a comprendere i motivi di un gesto estremo. L’autopsia per ora ha confermato che è morta per i gravi traumi riportati. Sul corpo non aveva ulteriori ematomi.
Il giorno dopo la caduta dal balcone però, martedì quindi, la ragazzina doveva sottoporsi ad una visita ginecologica all’ospedale Salesi ma non sarebbe stata contenta di andarci. Era un normale controllo o qualcosa imposto dalla famiglia? E perché doveva fare quella visita? E’ per quello che ha preferito buttarsi dal balcone? Su questi dubbi si concentrano le indagini della polizia, coordinate dalla Procura dorica, che mirano a chiarire se nella vita della 15enne ci fosse qualcosa all’oscuro degli stessi familiari o se invece la sua famiglia sapesse di qualcosa e cercasse conferma nella visita medica, come una gravidanza. I vicini di casa sentivano spesso litigi e la ragazzina non avrebbe amato indossare il velo. Avrebbe avuto scontri proprio con il papà, sospetta la procura, che sarebbe stato anche in procinto di organizzare un viaggio in Bangladesh dove la famiglia sarebbe rimasta per tre mesi. La 15enne, che frequentava il primo anno di una scuola professionale, non voleva tornare al suo paese. Amava la scuola che faceva, sognava di diventare una stilista e non voleva perdere mesi di studio che avrebbero significato anche perdere l’anno. Perché riportarla in patria? Si sospetta anche un matrimonio combinato benché il fratello, interpellato dal Carlino, lo abbia smentito. "Mia sorella era una ragazza libera – ha detto – e con nostro padre aveva un buon rapporto, erano amici. Non siamo una fami glia integralista, viviamo in Italia da molti anni ormai. Io ho comprato casa da poco e a breve mi sarei trasferito con mia moglie, mia sorella e i miei genitori nella casa nuova". In via Capodistria, dove attualmente abitavano tutti insieme, sarebbe rimasta solo l’altra sorella con il marito e due bambini piccoli. Il padre della 15enne ieri è andato in moschea, al Piano, a pregare. I familiari hanno in programma una cerimonia funebre con rito musulmano, probabilmente già domenica, appena le pratiche del rilascio della salma saranno concluse. Poi il feretro ritornerà in Bangladesh.