Massaggi a luci rosse. In sei sotto processo: accuse di prostituzione

Giovani ragazze in un centro alla Baraccola che venne scoperto dalla polizia. Stipendi da 2500 euro al mese, ieri ascoltato il dominus dell’organizzazione .

Massaggi a luci rosse. In sei sotto processo: accuse di prostituzione

Massaggi a luci rosse. In sei sotto processo: accuse di prostituzione

Adescate sul web con offerte di lavoro a tempo indeterminato e poi addestrate alla prostituzione e sfruttate all’interno di centri massaggi che pubblicizzavano pratiche olistiche in diverse città e regioni, Ancona e Marche comprese. A finire nel giro giovani ragazze con busta paga anche da 2.500 euro al mese. L’indagine, della squadra mobile, era partita proprio dal capoluogo dorico ed era stata denominata operazione "Vishuddha", come il quinto chakra per la tradizione indù del tantra che significa purificazione e dal nome del centro massaggi che era collocato alla Baraccola, in via strada vecchia del Pinocchio, dopo lo stabilimento della farmaceutica Angelini. Era ottobre del 2019 quando scattarono cinque misure cautelari per un totale di sei indagati. Due erano moglie e marito, pugliesi di 45 e 38 anni a cui erano intestate le società e quattro coordinatrici di nove centri sparsi in tutta Italia, donne tra i 37 e i 44 anni residenti tra la Puglia e l’Abruzzo. I sei sono tutti finiti a processo, davanti al collegio penale presieduto dal giudice Carlo Cimini, per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. Ieri in tribunale è stato sentito quello che per l’accusa è ritenuto il dominus dell’associazione, il proprietario dei centri che avrebbe gestito in società con la moglie. L’imputato ha negato un giro di prostituzione all’interno delle attività, partite proprio dal centro massaggi di Ancona "il primo che abbiamo aperto - ha spiegato rispondendo alle domande del pubblico ministero Andrea Laurino - ma per fare massaggi tantrici, non c’era stimolazione sessuale". Il 45enne pugliese, di Foggia, ha riferito che era lui a scegliere il personale e anche le massaggiatrici che "dovevano essere persone serie perché era facile sforare". Alle massaggiatrici andava il 40% del costo del massaggio che era di 100 euro per un’ora. "I turni si stabilivano in una chat di lavoro - ha continuato l’imputato - le ragazze le formavo io con lezioni anche pratiche, poi facevano corsi, almeno 4 nel primo anno". Con il cliente si stava nudi "ma non per agevolare prestazioni sessuali" e il massaggio era anche sui genitali "ma non era una masturbazione, non era per arrivare ad un orgasmo". Le massaggiatrici avevano regole precise "se il cliente voleva di più potevano andarsene, venivano pagate lo stesso, se qualcuna ha fatto di più le abbiamo allontanate dal centro quando ce ne siamo accorti ma non era semplice capirlo".

Marina Verdenelli