GIACOMO GIAMPIERI
Cronaca

Marini, dalla delusione al trionfo: "Vi racconto la medaglia d’argento"

Intervista al campione del fioretto tornato ieri da Parigi dopo il secondo posto nella gara a squadre

Tommaso Marini ieri è tornato da Parigi e in serata ha partecipato alla festa organizzata al Palascherma di Jesi assieme al Club più vincente di sempre. Ora un po’ di meritate vacanze

Tommaso Marini ieri è tornato da Parigi e in serata ha partecipato alla festa organizzata al Palascherma di Jesi assieme al Club più vincente di sempre. Ora un po’ di meritate vacanze

Da una festa (lunedì sera a Casa Italia, Parigi) ad un’altra (ieri, nella "casa" sportiva al Palascherma di Jesi). Prima di tornare a casa sua, Ancona. Riecco l’argento olimpico Tommaso Marini, 24enne atleta delle Fiamme Oro. Campione mondiale, europeo e numero uno del ranking individuale, da domenica si è decorato della splendida medaglia nel fioretto a squadre a Parigi, condivisa con i compagni Alessio Foconi, Guillaume Bianchi e Filippo Macchi, oltre al ct jesino Stefano Cerioni. La nostra intervista.

Tommaso, ha appena vinto la semifinale con gli Stati Uniti. Lei realizza che è medaglia certa, poi le lacrime. Cos’ha provato?

"Mi sono emozionato perché era un assalto molto difficile. C’era tensione in ciascuno di noi. Dopo l’ultima stoccata mi sono sciolto: ho realizzato che avremmo potuto combattere per l’oro all’Olimpiade e farlo con loro ha rappresentato un bellissimo momento di condivisione".

Neppure un pizzico di rammarico per la finale col Giappone?

"È indubbio che si salga in pedana puntando al massimo. Non ci siamo riusciti, ma torniamo a casa con un argento che ha un valore inestimabile".

Tra l’altro lei, nonostante l’età, si è comportato da leader, con i più grandi. Ed erano i suoi primi Giochi...

"Dopo la mia gara individuale mi sono stati vicino, cercando di farmela cancellare dalla testa. Sapevano che, in vista della prova a squadra, se non mi fossi ripreso sarebbe stato ancora più difficile. Così domenica, già dopo il primo assalto, ho capito che dovevo essere io vicino ai miei compagni. Andavano protetti. L’abbraccio ad Alessio (sconsolato dopo il parziale di 0-5, ndr) è venuto dal cuore. Mi sono immedesimato in lui. Non volevo si sentisse triste, sapevo cosa provava".

Le sue parole di lunedì tornano attuali: ‘Non possiamo soffrire per lo sport, altrimenti le persone inizieranno a non farlo’. Le ribadisce?

"Sono convinto di quello che ho detto. Io faccio scherma, la amo ed amo vincere. Ma non è sempre divertente. Ti alleni tantissimo, sei sottoposto a carichi di stress non indifferenti, un’enorme pressione mediatica. Non è bello quando uno sportivo viene criticato a prescindere. Se perde perché ha perso, se vince perché ha vinto male. Non lottiamo per la pace nel mondo o per risollevare la borsa di Wall Street, ma per la nostra Nazione e ne siamo orgogliosi. Però gli errori li fanno tutti. Quelli nello sport penso siano tra i meno gravi per un essere umano. Giusto lo spirito critico. Ma ci vuole equilibrio".

Torno indietro. L’eliminazione con il francese Pauty nell’individuale, la delusione. Cos’è successo, dato il vantaggio che aveva di 14-11?

"Non ho avuto ancora molto tempo di analizzarlo, ma ho perso la concentrazione. L’avversario ha cambiato modo di tirare ed ha sfruttato il mio blackout, anche per l’ambiente caldo. Non sono riuscito a ritrovare il focus, penso sia stato questo il problema. Ma sono convinto di una cosa".

Quale?

"Mi servirà molto. Sperando che quella di Parigi non sia la mia ultima Olimpiade, alla prossima arriverò più pronto e consapevole".

A Los Angeles 2028 manca una vita. I programmi nel breve periodo?

"Un break. Andrò qualche giorno in Sardegna, poi in Grecia. Quindi ripartiremo per la nuova stagione".

Forte di un argento olimpico. Tra i messaggi che ha ricevuto se ne ricorda qualcuno?

"Tantissimi, in effetti. Mi hanno fatto piacere. Tra questi quello di Gimbo. Lui si è congratulato ed io, visto che non sta benissimo, gli ho fatto un in bocca al lupo per le sue gare".