La comunità di Senigallia si divide. Il giorno dopo i funerali di Leonardo, il 15enne che si è tolto la vita con la pistola d’ordinanza del padre perché vittima di presunti episodi di bullismo, in città si respira un’aria di polemiche e accuse reciproche. Genitori contro le istituzioni scolastiche, presidi contro docenti, studenti contro altri ragazzi, adulti contro giovani. Le indagini dei carabinieri vanno avanti, coordinate ora dalla procura dei minori di Ancona per le accuse mosse dai genitori di Leo a tre minorenni, mentre nei confronti della scuola la procura ordinaria non ha ravvisato reati. In campo anche gli ispettori inviati dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara.
Senigallia (Ancona), 19 ottobre 2024 – La mamma di Leonardo Calcina, il 15enne che si è tolto la vita domenica scorsa, a Montignano di Senigallia, sparandosi un colpo di pistola, è stata la prima a sollevare il problema del bullismo che il figlio avrebbe subito a scuola, l’istituto Panzini di Senigallia, dove Leo frequentava il secondo anno di superiori.
Andata dai carabinieri insieme all’ex marito ha fatto denuncia prima di scomparsa e poi per bullismo mettendo nero su bianco le confidenze che il 15enne le aveva fatto pochi giorni prima. Ha fatto i nomi di chi avrebbe tormentato il figlio senza pietà e senza motivo. Offese verbali e anche fisiche perché Leonardo era un buono e in cuor suo sperava smettessero. La mamma era pronta ad aiutare il figlio facendo smettere le vessazioni che subiva in classe. Non ha fatto in tempo.
Viktoryia, che figlio era Leonardo, ci può raccontare un po’ di lui?
“Leo era un angelo. Un ragazzo molto socievole e buono disposto ad aiutare sempre tutti. Era un ragazzo sensibile che non ha mai offeso nessuno con le parole”.
Come ha trovato suo figlio i giorni prima del tragico evento?
“Era più silenzioso del solito e negli ultimi giorni aveva confidato a me e al padre che non voleva più andare a scuola per poi confidarci il 6 e il 7 ottobre quello che stava vivendo. Io l’ho sentito per l’ultima volta domenica e poi...”.
Stanno arrivando al suo legale testimonianze e lettere di altri casi di bullismo a scuola. Come se lo spiega?
“Significa che sta cadendo il muro dell’omertà e del silenzio. Leo è entrato nei cuori di tutti e li sta aprendo per farci arrivare alla verità”.
Cosa direbbe ai ragazzi che hanno vessato suo figlio?
“Che mi hanno tolto mio figlio”.
Li perdona?
“In questo momento non sono pronta a perdonarli, ma prego per loro che capiscano quello che hanno fatto e che non si comportino mai più così con nessuno”.
Al preside che doveva vigilare cosa direbbe?
“Che io ho affidato alla scuola mio figlio e che la scuola avrebbe dovuto vegliare su Leo e proteggerlo, e che a lui non perdonerò mai la mancata protezione di mio figlio”.
Cosa farebbe se potesse tornare indietro di una settimana?
“È una domanda alla quale non posso rispondere perché io e Francesco avevamo detto a Leo di fare la denuncia, ma lui non voleva perché aveva paura, perché sperava di risolvere tutto parlando con quei ragazzi, perché lui era buono . Non lo so cosa sarebbe successo se avessimo fatto subito la denuncia so invece quello che è successo.. io non ho più mio figlio. Se il professore di sostegno ci avesse avvertiti, se i docenti fossero intervenuti forse le cose sarebbero andate in maniera differente, ma io questo non lo posso sapere”.