"Ha scelto di imbracciare un’arma nonostante poteva tranquillamente risalire in auto essendosi ormai concluse le prime fasi animose del diverbio. Poi ha ripreso l’auto non facendosi scrupoli dopo aver ferito a morte il giovane evidenziando la volontà di sottrarsi alle conseguenze dei propri gesti. Un colpo dall’alto verso il basso, mentre la vittima si era resa del tutto inoffensiva (si era anche abbassata per difendersi), trafiggendola al cuore". E’ il succo dell’ordinanza della gip Sonia Piermatini che ieri ha portato alla convalida del fermo di Fatah Melloul, il 27enne algerino accusato di aver ucciso a Sirolo, con una fiocina da sub, il 23enne albanese Klajdi Bitri, domenica scorsa. L’indiziato del delitto ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia che si è tenuto in carcere e la giudice non solo ne ha convalidato il fermo per l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza ma ha disposto che rimanga anche in cella, recluso, per il pericolo di fuga, di reiterazione del reato e d’inquinamento probatorio (potrebbe condizionare la fidanzata che quel giorno era con lui). Per il gip l’algerino confidava di non essere identificato e ha cercato "con tremenda lucidità di ricostruire una apparente normalità, forse anche con la compagna, recandosi a pescare a Falconara". Un soggetto "pericoloso, con totale incapacità di contenere e gestire aggressività ed ira, con indole vendicativa e ritorsiva". La scintilla di tutto è stata la vettura che precedeva Melloul (lui ha preso un pugno dalla vittima) e che imboccando un senso vietato ha ritardato la circolazione. Pur rilevando incongruenze sulle prime testimonianze acquisite, gli occupanti delle tre vetture coinvolte nel litigio stradale, con nessuno, compreso il fratello della vittima che sentito ha detto "non ho visto la scena dello sparo", la gip sottolinea un precedente per porto ingiustificato di armi per un Melloul che "non si fa scrupolo a portarle con sé e a usarle contro terzi, fino ad ucciderli".
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