SARA FERRERI
Cronaca

L’omicida con la fiocina Legato alla famiglia, poi ecco le baby gang

Fatah Melloul è cresciuto a Montecarotto ma da un mese vive a Jesi "Con l’adolescenza è cambiato e ha cominciato a dare problemi" .

L’omicida con la fiocina Legato alla famiglia, poi ecco le baby gang

di Sara Ferreri

Cresciuto con la sua numerosa famiglia algerina in una casa popolare della periferia di Montecarotto, fino all’adolescenza la vita di Fatah Melloul e dei suoi fratelli sembrava piuttosto ‘regolare’. "Li vedevamo passeggiare mano nella mano in paese, con i fratelli più grandi che tenevano per la mano i più piccoli accompagnandoli a fare la spesa o ad attraversare la strada – racconta l’ex sindaco Mirco Brega –. Il padre era un bravo lavoratore, una persona tranquilla. Poi attorno all’età di 15-16 anni per alcuni di loro sono iniziati i tempi dell’esuberanza, degli atteggiamenti un po’ sopra le righe e della scarsa integrazione. Un paio di loro erano seguiti dai servizi sociali fino a che non sono stati maggiorenni. Uno dei fratelli, ricordo, è stato anche in carcere per spaccio di sostanze stupefacenti. Leggendo dell’omicidio di Sirolo – conclude Brega – non avevo ricollegato fosse uno di loro. Sono davvero sconvolto e dispiaciuto per la vittima e i suoi familiari".

Fatah Melloul in particolare, secondo quanto è stato possibile ricostruire, aveva iniziato a dare problemi in paese: faceva parte di una baby gang assieme ad altri ragazzini nordafricani che compivano furti, estorsioni e infastidivano altri coetanei. Poi è finito sotto la lente della forze dell’ordine per essere negli ambienti delle sostanze stupefacenti. Ieri la comunità montecarottese, leggendo le cronache relative ai fatti di Sirolo, è rimasta attonita e sconcertata nell’apprendere che una persona che è vissuta in paese per tanti anni possa aver compiuto un gesto così efferato semplicemente per via di un’automobile che, davanti a lui, non procedeva abbastanza speditamente. In paese c’è chi ipotizza che dietro tanta furia possa esserci l’uso di stupefacenti o di alcol. Il pensiero di tutti in ogni caso va alla vittima, intervenuta a difesa dell’uomo che pure sarebbe stato picchiato dal 27enne che per tanti anni ha vissuto a Montecarotto.

Da appena un mese viveva a Jesi con la sua compagna Erika, nel quartiere Prato dove pure lo choc per quanto accaduto è fortissimo. "Mai visto qui – raccontano dal bar vicino casa – Abbiamo letto e visto le foto sui giornali: davvero sconcertante. Sarebbe potuto accadere a ciascuno di noi. Povero ragazzo, morire così, per giunta per aver cercato di difendere un amico. Ma dove siamo arrivati?". "Non conosco ne’ lui né la fidanzata – aggiungono dal panificio – ma sono sconvolta per quanto accaduto".

"In questi frangenti proviamo un grande dolore per la vittima e ci stringiamo con forza attorno ai familiari – commenta il vicesindaco di Jesi Samuele Animali – L’arrestato risulta residente a Jesi da pochi giorni e non era in carico ai servizi sociali". Lascia la questione in mano agli inquirenti e alla magistratura il sindaco di Jesi Lorenzo Fiordelmondo pure estremamente colpito dal gesto efferato consumatosi a pochi chilometri dalla città.