Trecentootto giorni di attesa media per una mammografia bilaterale. Otto in meno per una ecografia bilaterale della mammella. E dire che il piano nazionale governo liste di attesa (Pngla) prevede come termine per le visite programmate 120 giorni. A fornire i numeri è il report della Regione Marche, l’ultimo aggiornato, risalente a luglio. Così, il quinto e il nono esame nella classifica tra i più richiesti nel territorio hanno una media di quasi tre volte superiore al termine di legge, con picchi negativi nell’Ast 2 di Ancona, dove si oltrepassa l’anno di attesa e il rispetto dei tempi massimi avviene solo nel 20-30% dei casi. La situazione non migliora neanche nella classe di priorità differibile, cioè tra 30 e 60 giorni. Lo sanno bene i sindacati, Cgil, Cisl e Uil, impegnati da anni in questa battaglia, visto che il trend negativo di queste due visite si protrae dal 2018 (ultimi dati disponibili, ndr), quando ancora esistevano Asur unica e Aree Vaste e la bandiera governativa era di colore diverso. Ma a distanza di sei anni le percentuali per questi due esami specifici sono peggiorate. Infatti, nel luglio del 2018, nelle stesse casistiche le quote di prestazioni emesse entro il tempo massimo erano oltre il 50% (oggi superano di poco il 40%), mentre i tempi medi d’attesa superavano i 200 giorni, mentre oggi sforano i 300. Un potenziamento significativo però si è visto sulle colonscopie, ai tempi carenza della sanità marchigiana e oggi effettuate in tempi nettamente positivi. Tanto che, come spiega Flavia Carle, direttrice dell’Agenzia regionale sanitaria delle Marche, "il miglioramento è evidente per tutte le Ast, soprattutto negli ultimi mesi del 2024, come ha certificato anche di recente la Corte dei Conti". Almeno per i Livelli essenziali di assistenza (Lea), ovvero le prestazioni che il servizio sanitario nazionale (Ssn) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro il pagamento di un ticket, le Marche riescono a rispettare i tempi stabiliti, risultando tra le regioni più efficaci in materia, tanto che nel 2023, insieme a Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana, hanno ricevuto un premio da 11 milioni di euro.
"Per la maggior parte delle prestazioni con priorità breve a 10 giorni la percentuale di erogazione nei tempi è superiore al 90% per tutte le Ast, ovvero raggiungono tutte il target del ministero della salute", motiva la Carle. Ma poi, per tutti gli altri migliaia di esami più approfonditi come raggi, ecografie e Tac, che rientrano in quelli non conteggiati dai Lea (sono 69), la situazione si fa più complessa. Così tanto che anche l’attuale governo è intervenuto con una legge ad hoc, recepita qualche settimana fa da Palazzo Raffaello, per garantire le visite entro le scadenze di legge. E come? Col sostegno del privato e senza costi aggiuntivi, in aperture oltre l’orario previsto e con straordinari per i medici. Ma, come spiega una fonte interna alla sanità regionale, "la capacità produttiva dipende dal personale e dai mezzi. E quindi qui bisognerebbe intervenire". Un pensiero su cui è in linea la stessa direttrice Carle. "La possibilità di reclutare più operatori sanitari, sia in termini di finanziamento dedicato che in termini di superamento del tetto del personale – dice –, è un ottimo strumento per contenere il fenomeno delle liste di attesa, ma non è l’unico".
E come si può migliorare e risolvere la maglia nera delle visite alla mammella? "La questione riguarda quasi totalmente l’appropriatezza delle prescrizioni. Ci sono percorsi di screening attivi in cui la donna riceve a casa l’invito a presentarsi per effettuare l’esame senza prenotazione: il 50% di queste donne non aderisce al programma, ma agisce di propria iniziativa, senza tener conto e forse non conoscendo le tempistiche corrette, chiedendo al medico di base la prescrizione. Una mammografia con priorità D o P non ha significato clinico, poiché questo esame è di screening oppure da effettuare su sospetto diagnostico, e quindi nel più breve tempo possibile", prosegue Carle.
Guardando provincia per provincia, l’Ast di Ancona è la più satura, con percentuali alte e giorni di attesa non rispettati per visite come l’ecodoppler cardiaca e la gastroscopia con priorità D. Le visite più richieste sono quelle oculistiche e ortopediche. A Pesaro (Ast 1), invece, i maggiori accessi sono oncologici, con i tempi di attesa per una mammografia che sono dimezzati rispetto ad Ancona. La visita più effettuata a Macerata è invece quella dermatologica, mentre le difficoltà più remote sono l’esame dall’otorinolaringoiatria. Infatti, l’Ast 3 risulta la più virtuosa ed è anche l’unica nel territorio marchigiano a rispettare i tempi per le visite alla mammella. "Hanno investito in maniera massiva nei primi mesi del 2024 sia dedicando personale competente e motivato, sia impiegando tutte le risorse dedicate, ovvero lo 0,4% del fondo sanitario indistinto che per l’Ast era pari a 1.219.697,90 euro", conclude la direttrice Carle. Per quanto riguarda l’Ast 4 di Fermo invece, la più piccola, si abbassa drasticamente il numero totale delle prestazioni e i tempi di attesa medi sforano negativamente nell’ecodoppler dei tronchi sovraaortici (rispettato il tempo massimo solo del 27%). In questa provincia, come ad Ascoli, le percentuali sono basse anche per la visita cardiologica con priorità D. Ma il problema principale continua a essere la mammografia. Un dente del giudizio che prima o poi anche le Marche dovranno togliersi.