REDAZIONE ANCONA

L’ex calciatore dell’Ancona Calci e pugni nello stadio al dirigente malato di Sla

Follia nel Bergamasco in una partita di calcio giovanile: Stefano Turchi pestato in campo da un genitore della squadra avversaria dopo che aveva cercato di calmarlo: trauma cranico.

L’ex calciatore dell’Ancona Calci e pugni nello stadio al dirigente malato di Sla

Stefano Turchi, ex giocatore dell’Ancona e attuale dirigente sportivo di una squadra di calcio giovanile del Bergamasco è stato pestato sugli spalti dal padre di un giocatore della squadra avversaria durante una partita di ragazzini: il fatto risale a domenica scorsa e nel giro di un giorno ha fatto il giro d’Italia. Non solo perché si tratta dell’ennesimo caso di violenza assurda sugli spalti, ma perché, nello specifico, Stefano Turchi è in sedia a rotelle, malato di Sla da molti anni. Secondo quanto riportato nella denuncia ai carabinieri sporta in seguito all’episodio dallo stesso Turchi, dirigente sportivo del settore giovanile del Brusaporto, lo stesso sarebbe stato aggredito dal genitore di un calciatore della Uesse Sarnico 1908, società sportiva dell’omonima cittadina sul lago d’Iseo a una trentina di chilometri da Bergamo, durante la partita di calcio allievi élite under 17 che si è svolta allo stadio di Albano Sant’Alessandro, appena fuori dal capoluogo.

L’ex biancorosso, che Ancona ricorda per aver fatto parte della squadra che nel 1992 conquistò la prima serie A guidata da Vincenzo Guerini, dopo l’aggressione con calci e pugni subita al campo sportivo, è stato portato all’ospedale Bolognini di Seriate e curato in seguito alla diagnosi di trauma cranico rilevato dalla Tac. Stefano Turchi da sedici anni è affetto da sclerosi laterale amiotrofica, una malattia neurodegenerativa che ha colpito diversi giocatori italiani: si sposta in sedia a rotelle, ma riesce a stare in piedi per qualche minuto, con l’ausilio di un sostegno.

La partita era tesa, le due squadre si giocavano il primo posto in classifica, alla fine del primo tempo un ragazzino della squadra avversaria s’era sentito male e aveva chiesto il cambio e il genitore – quello in questione che avrebbe aggredito Turchi – era entrato con l’auto nel settore riservato alla società Brusaporto, quella di cui appunto è dirigente lo stesso Turchi, restando poi lì anche nella ripresa nonostante il figlio si fosse ripreso e fosse rimasto in panchina. Entrambi sarebbero dunque rimasti nella medesima zona, finché sarebbe scattata la scintilla che ha portato all’aggressione: il genitore avrebbe lanciato qualche insulto verso il campo, Turchi avrebbe tentato di calmarlo ma avrebbe ottenuto, dall’altra parte, soltanto una risposta fisica, quindi sarebbe caduto a terra, dove sarebbe stato aggredito con incomprensibile accanimento dal genitore in questione, che poi si sarebbe sfogato anche colpendo l’auto dello stesso Turchi, come avrebbero riferito ai carabinieri alcuni testimoni dell’accaduto.

Giuseppe Poli