REDAZIONE ANCONA

"L’evoluzione è nello sguardo". Davide Vassallo e la città che fu

Il fotografo parlerà di storia dell’immagine e archivi durante l’Ancona Foto Festival alla Mole Vanvitelliana .

Il fotografo Davide Vassallo sarà ospite del festival giovedì 22 agosto dalle ore 18, all’interno della Sala Boxe alla Mole Vanvitelliana di Ancona

Il fotografo Davide Vassallo sarà ospite del festival giovedì 22 agosto dalle ore 18, all’interno della Sala Boxe alla Mole Vanvitelliana di Ancona

Una preziosa testimonianza sull’Ancona di una volta, quella che in buona parte non c’è più. Una città che possiamo vedere ancora oggi grazie al lavoro di tanti fotografi, professionisti e amatoriali, che per i motivi più vari l’hanno immortalata nel corso del tempo. E’ la storia che sarà al centro del primo evento dell’Ancona Foto Festival, organizzato dall’associazione Il Mascherone, in programma dal 22 al 25 agosto alla Mole Vanvitelliana. Si parlerà della fotografia nell’Ancona del ‘900, e in particolare di uno dei suoi protagonisti, Vittorio Piergiovanni, alla presenza della figlia Silvia, dello storico Sergio Sparapani e di Davide Vassallo, che a una lunga parte di questa storia ha dedicato un’interessante tesi di laurea. L’appuntamento è per giovedì 22 (ore 18) nella Sala Boxe.

Vassallo, su quali aspetti si soffermerà all’incontro?

"Mi occuperò dell’evoluzione della fotografia ad Ancona nella prima metà del Novecento, che rispecchia quella generale. Mostrerò i cambiamenti dello sguardo dei fotografi, professionisti e amatoriali, avvenuti con il passare degli anni, anche per via dello sviluppo tecnologico. Basti dire che all’inizio si usavano vere e proprie camere oscure portatili. Quando le apparecchiature diventarono molto più piccole e leggere, e quando la tecnologia migliorò, in tanti si dedicarono alla fotografia".

Fu una vera rivoluzione rispetto alla fase pioneristica.

"Sì, anche perché all’inizio la fotografia era concepita come un’imitazione della natura. Basti pensare alle vedute, ai paesaggi. E ai ritratti, sempre molto canonici, ‘posati’. C’era comunque chi sperimentava, ad esempio con il fotomontaggio".

C’è un momento di svolta preciso?

"No, fu un’evoluzione continua, come dimostrano anche le foto di Ancona. Iniziarono i primi reportage, i primi archivi. Il Corsini è famoso perché immortalò i vicoli della vecchia Ancona, con i suoi abitanti. Momenti irripetibili, perché la città subì varie distruzioni, soprattutto a causa dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Ma già passando dal 1890 al 1920 la situazione urbanistica della città cambiò molto".

E’ stato difficile reperire le fonti per il suo lavoro?

"Sì. Persino all’Archivio di Stato le informazioni sono lacunose. A volte ho contattato gli eredi dei fotografi dell’epoca. Molto utile è stata internet, con le pagine Facebook dedicate all’Ancona storica. Ci sono tante foto e cartoline, ma la situazione resta molto frammentaria. La mia tesi ha una bibliografia e una sitografia cortissime. Con le fonti che avevo ho fatto il massimo". La sua tesi è stata pubblicata?

"Non ancora. Io ho cercato di prendere tanti pezzi e ricomporli in un quadro unico, ma il mio è un punto si partenza La tesi è anche un invito alla gente ad approfondire. Chissà quante foto preziose ci sono nelle case e nelle cantine. Non si tratta solo di nostalgia. E’ qualcosa che darebbe spunti anche per il futuro, e contribuirebbe a capire meglio l’identità ‘problematica’ di Ancona".

Raimondo Montesi