GIACOMO GIAMPIERI
Cronaca

L’Europa a Portonovo: "Un’alleanza forte tra liberali e socialisti per uscire dall’impasse"

Domani al Seebay hotel grande appuntamento con il ministro Tajani, gli ex premier Letta e Prodi. Sarà presente anche l’ex governatore Spacca: il coordinatore della Fondazione Merloni parla dei temi politici al Carlino.

L’Europa a Portonovo: "Un’alleanza forte tra liberali e socialisti per uscire dall’impasse"

L’Europa a Portonovo: "Un’alleanza forte tra liberali e socialisti per uscire dall’impasse"

Un confronto aperto su temi fondamentali per il futuro. Dell’Italia e delle Marche, certo. Ma soprattutto dell’Europa. Temi come la difesa, la politica economica, la competitività, l’intelligenza artificiale per arrivare alla ricerca e all’innovazione. Sarà un convegno, quello di domani alle 16,30 all’auditorium del Seebay Hotel di Portonovo, estremamente importante. In cabina di regia, come di consueto, il Comitato scientifico della Fondazione Aristide Merloni. "Soprattutto perché di stretta attualità nel periodo in cui cade la riflessione che verrà fatta – apre il vicepresidente Gian Mario Spacca, ex governatore delle Marche – ma dall’altra anche per la presenza dei leader che parteciperanno". Tra questi, non solo due ex premier del Governo italiano come Enrico Letta e Romano Prodi, ma anche uno dei "leader maggiormente riconosciuti nell’Unione, come il vicepremier e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani, che è stato peraltro presidente del Parlamento europeo, ma ha assunto anche posizioni di vertice all’interno del Partito popolare europeo – continua Spacca –. Hanno una credibilità e una riconoscibilità, oltreché un ruolo attivo. Questo arricchirà notevolmente i contenuti della discussione". L’altro aspetto, invece, è legato alla "scadenza" temporale. Ed ovvero nella stessa giornata del convegno, si guarderà con particolare attenzione a quanto accadrà tra Bruxelles e Strasburgo, quando l’Europarlamento sarà chiamato ad esprimersi sul candidato alla presidenza della Commissione, proposto dal Consiglio europeo. L’idea di Gian Mario Spacca è piuttosto chiara: "Ritengo che la prospettiva migliore per rilanciare l’Europa non possa prescindere da un’alleanza tra Popolari, Socialisti e Liberali. Lo scenario più plausibile è che a guidarla sia Ursula von Der Layen per il bis. È difficile che non sia lei – il pensiero –. C’è un’urgenza dettata dal fatto che debbono essere compiute delle scelte decisive per il futuro. Scelte che in qualche modo esulano rispetto alle esigenze dei singoli partiti. Non mi scandalizzerei, dunque, se quella frangia conservatrice che palesa posizioni europeiste facesse parte del progetto. Ma attenzione: una cosa sono quelli vicini a Marine Le Pen (Francia), Viktor Orban (Ungheria) e in alcuni casi persino a Vladimir Putin (Russia); una cosa sono i Conservatori europei che sono i degni eredi dell’ex primo ministro inglese Winston Churchill". Sono giorni febbrili e di contatti tra gli schieramenti, compresi quelli con l’Ecr della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che potrebbero dunque condurre verso una seconda edizione della "Maggioranza Ursula".

Spacca non cambia affatto la sua visione. "L’Europa è in una situazione di disagio. Si è sviluppata la metà rispetto a Cina e India, così l’Italia metà dell’Europa. Quel disagio si esprime – prosegue l’ex governatore – in un voto di rafforzamento dei nazionalismi e il rifiuto dell’Europa stessa, che è un messaggio raccolto dalla destra. Ecco perché dico che serve rafforzare la base dei Popolari con i Socialisti, i Democratici, i Liberali, ma a patto che si cambi passo per dare una proposta di Governo europeo e garantire all’Europa un’autosufficienza. Si tratta di fare delle scelte, non solo per i rappresentanti, ma per definire un progetto realistico che tenga conto di alcuni aspetti essenziali: l’approvvigionamento delle materie prime, guardando anche ai rapporti con l’Africa; la riaffermazione della centralità, non solo geografica, del mare Mediterraneo; la difesa, perché ci sono delle guerre che incombono alle porte dell’Europa; e, ovviamente, scelte strategiche sulla politica industriale".