Senigallia (Ancona), 27 ottobre 2024 – A due settimane esatte dalla tragedia di Senigallia, gli interrogativi sulla morte del 15enne che si è tolto la vita in un casolare di campagna, a Montignano, restano ancora intatti. Perché Leonardo lo ha fatto? Come può essere stato tanto lucido e determinato da sottrarre l’arma al padre vigile urbano e dirigersi senza indugio all’appuntamento con la morte? E’ stato solo il peso del bullismo che lo aveva divorato ad aver armato la sua mano o, come sostengono anche i genitori, c’è dell’altro?
Nessuna risposta è stata finora talmente esauriente da poter delineare un quadro certo della situazione. Ma una cosa è saltata subito in primo piano: all’istituto “Panzini” di Senigallia qualcosa è successo.
Leonardo era stato preso di mira da almeno tre compagni di classe e si era anche confidato con un professore. Ma nessun intervento risolutivo era riuscito a frenare una situazione che evidentemente era già fuori controllo.
Il bullismo è il male di questi anni se pensiamo al mondo della scuola. La pandemia, come hanno giustamente sottolineato anche alcuni dei dirigenti scolastici che abbiamo interpellato sulla questione, ha indubbiamente peggiorato un equilibrio già fragile.
I ragazzi a quell’età sono spesso inconsapevoli delle conseguenze dei loro pensieri e dei gesti. Se perdono il contatto con il mondo esterno - e il Covid purtroppo ha portato a questo - le conseguenze non possono che essere negative. Saltano il confronto con i coetanei e con gli educatori, vengono meno il contatto e lo scambio di idee.
Ci si tuffa nei social con video e frasi deliranti che però sono il segno del tempo. Leonardo non viveva questa situazione perché a scuola in presenza ci andava ormai in pianta stabile. Ma se è vero che chi doveva accorgersi del suo malessere non ha avuto una sensibilità all’altezza, è evidente che qualche responsabilità c’è.
L’indagine sulla morte del quindicenne è soltanto agli albori. Molto si capirà anche dall’analisi del suo cellulare, ma gli iPhone hanno sistemi di protezione molto elevati e per accedere all’anima dello smartphone bisogna passare da rogatorie internazionali rivolte alla società californiana che lo produce. Tutti gli interrogativi navigano in un mare di perché.