Nella Giornata della Memoria la storia sfoglia le sue pagine in Prefettura ad Ancona, dove il prefetto Maurizio Valiante ieri ha consegnato le medaglie d’onore del Presidente Mattarella a sei figli del territorio anconetano deportati nei lager nazisti nel 1943, o ai loro familiari. Tra questi anche un superstite, Sante Boccanera, di Loreto, che a marzo compirà 101 anni.
Oltre a lui, lungamente applaudito, sono stati insigniti con la medaglia d’onore i familiari di Aurelio Bacolini, di Barbara, quelli di Giovanni Licandro, di Jesi, di Alberto Lucarini, di Jesi, di Marino Olivieri, di Numana, e di Artiode Stella, di Genga e Sassoferrato. Presenti alla cerimonia tutti i sindaci dei Comuni interessati, il sindaco di Ancona, Daniele Silvetti, e numerose altre autorità civili e militari. Una cerimonia sentita che tramite le storie dei testimoni di quei momenti, ha permesso di ripercorrere brevemente le mille difficoltà che hanno affrontato i cittadini e i militari di allora che furono internati nei campi di lavoro forzato dei nazisti, non solo in Germania.
"Un momento emozionante, che viviamo sempre con particolare inquietudine – ha dichiarato il prefetto –, un unicum nella nostra storia che continua, purtroppo, a essere ancora costellata di stragi, genocidi, guerre e crudeltà. E’ importante vivere questo momento significativo, per preservare la memoria e onorare chi è stato vittima di questa tremenda pagina di storia. Un momento di riflessione sulla Shoah, sulla prepotenza, l’odio, l’intolleranza e la discriminazione, in cui è importante soffermarsi razionalmente sul presente per viverlo con spirito critico basandosi sulla lezione del passato".
Tra le varie storie di sofferenza e deportazione c’è quella raccontata da Monica Serenelli, la nipote che ha accompagnato Sante Boccanera alla cerimonia: "Mio nonno era a Bolzano, in caserma, faceva il servizio militare, era partito da pochi mesi, e a settembre del 1943 arrivarono i tedeschi, presero la caserma e li deportarono tutti quanti in Germania. Là è stato prigioniero nei campi di lavoro per quasi due anni. In tutta la vita ha sempre avuto un pensiero e un ricordo per questa esperienza che l’ha profondamente segnato, ha sempre parlato del duro lavoro, della cattiveria con cui i militari tedeschi li trattavano. Raccontava di quando gli arrivavano i pacchi da casa e i tedeschi li vedevano, li aprivano, buttavano via quello che non gli interessava e si prendevano il resto. Tanti episodi e situazioni difficili, una storia che l’ha profondamente segnato. Fortunatamente poi è riuscito a tornare a casa, e quando è tornato ricorda l’episodio del padre che quasi cadde dall’albero, quando se lo trovò di fronte. Per tutta la vita ha sempre raccontato tanti episodi di quel periodo. Ha sempre avuto un pensiero per i tanti ragazzi di allora che non sono riusciti a rientrare. Ovviamente quando ha ricevuto la comunicazione di questa medaglia è stato felice, visto che a fronte di tante sofferenze e patimenti riceve questo riconoscimento".