CLAUDIO DESIDERI
Cronaca

L’arcivescovo Spina: "Quella volta in ascensore quando mi guardò e disse:. Dai, facciamo colazione"

Fu proprio Bergoglio a chiamarlo per assegnargli la nostra diocesi "In piazza San Pietro mi riconobbe: ’Vescovo di Ancona, custodisci il mare’".

L’arcivescovo Angelo Spina in uno degli incontri con Papa Francesco

L’arcivescovo Angelo Spina in uno degli incontri con Papa Francesco

Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre dopo un pontificato durato 12 anni. La notizia ha colpito il mondo intero che sino al giorno di Pasqua l’ha visto al servizio della Chiesa e dei suoi fedeli. Ieri, dopo l’annuncio della scomparsa, il Carlino ha intervistato monsignor Angelo Spina, Arcivescovo metropolita di Ancona e Osimo che proprio da Francesco è stato messo alla guida della nostra Diocesi.

Monsignore che ricordo ha del Papa?

"Ne ho tanti. Il primo quando lo salutai la prima volta a San Pietro. Mi ero chinato per baciargli l’anello, lui mi ha alzato, mi ha abbracciato e mi ha sorriso. Poi quando mi ha chiamato a venire qui ad Ancona come arcivescovo. Nel 2018, quando accompagnai le Comunità delle Opere francescane con il Focolare, immigrati e rifugiati. Volle ascoltare una per una tutte le persone e le loro storie. Un momento forte quando dormii a Santa Marta e di mattino presi l’ascensore, arrivato al piano mi trovai davanti il Papa che mi disse ‘dai, vieni andiamo a fare colazione’ in una forma molto personale. Quando venne a Loreto nel 2019 e l’ultima volta lo scorso anno in udienza con la Conferenza episcopale delle Marche. Volle ascoltare tutti".

Quale è stato per lei il messaggio più importante che ci ha dato?

"Di messaggi ce ne ha dati tantissimi ad iniziare dai documenti ‘come ’Evangeli gaudium’, l’annuncio del Vangelo. Ci ha educato all’incontro al dialogo, ad avere una apertura a 360 gradi. ‘Amoris Laetitia’ sulla famiglia. ‘Laudato si’ sulla cura della casa comune. Una volta in piazza San Pietro, lui mi ha riconosciuto e mi ha detto: ’il vescovo di Ancona. Mi raccomando custodisci il mare’. Poi la cosa grande del Cammino Sinodale, mettere la Chiesa a camminare insieme con l’incontro e l’ascolto e seguire quello che lo Spirito Santo indica".

Papa Francesco ha svolto la sua missione sino all’ultimo istante della sua vita nonostante la malattia. Cosa ci insegna?

"Che la fragilità fa parte della nostra condizione umana. Lui l’ha mostrata, l’ha vissuta, non l’ha nascosta e questo è un grande segno per gli anziani, gli ammalati, per chi porta ferite nel corpo".

In questa società che esalta i primi, Papa Francesco ha sempre scelto il debole, l’emarginato, l’ultimo.

"Il primo viaggio che lui ha fatto è stato a Lampedusa per mettere il focus su luoghi e persone da tutti dimenticate, per portare alla vista del mondo le situazioni di precarietà. Lui diceva che questa è una società che scarta e si volta dall’altra parte. Invece occorre andare incontro agli altri e avere a cuore tutte le situazioni di dolore e fragilità". In questo momento di tristezza quale messaggio vuole dare alla comunità?

"E’ un momento di dolore e tutto il mondo perde un padre ma anche nel suo ultimo libro, ‘Spera’, Francesco ci dà coraggio e ci parla dell’incontro con il Signore, della speranza della vita eterna e della Resurrezione. Questa sera (ieri, ndr), in Cattedrale, con il Santo Rosario lo affideremo alla misericordia di Dio. Eleviamo la preghiera di suffragio rendendo grazie a Dio per il suo luminoso pontificato".