Il 2023 è stato l’anno dei presepi, per Ancona, che ha riscoperto una ventata di cristianità. In piazza Roma, ce n’è uno che è tra i più grandi d’Italia. In passato, venne esposto pure a Loreto, nella Basilica, all’interno della Santa Casa. E poi il presepe vivente al porto antico, che ha fatto boom di presenze e che replica anche oggi (visite dalle 17.30 alle 20). All’inaugurazione, c’era chiaramente pure il vescovo dell’arcidiocesi di Ancona-Osimo, monsignor Angelo Spina. Che, raggiunto al telefono dal Carlino, fa un bilancio del 2023: "Stiamo vivendo un cambiamento d’epoca, per quanto riguarda i cambiamenti climatici e le relazioni umane, sempre più contrapposte alle guerre. Da quella in Ucraina a quella con forme di terrorismo nel Medio Oriente". Spina apprezza i presepi della giunta Silvetti: "Quello di piazza Roma, bello e imponente, ricorda San Francesco – sottolinea – C’è tutta l’umanità. Ci sono la vita, la paternità, l’universo che si muove con le sue stelle, le persone che vanno, i pastori e quel via vai di natura, di umanità e di cielo che si congiungono. È un segno di grande bellezza. Chiunque si metta davanti al presepe, non può che cogliere un mirabile segno che ci dà speranza e gioia infinita", precisa il vescovo Spina, che è ad Ancona da ormai ben sette anni.
L’augurio più bello, per Don Spina, è quello di "lasciarci amare da Dio. Perché – riflette lui – sarà questo amore a portarci avanti. Sì, l’economia fa girare il mondo – commenta – ma è l’amore a reggerlo. E ognuno di noi deve impegnarsi a essere costruttore di pace, fraternità e solidarietà". Il 2023, per il vescovo, è stato un anno che "ci ha messo in tensione, anche sul fronte climatico. Se non si pone un rimedio alla questione ambientale, non ci sarà più futuro. Dopo il covid, le persone hanno ripreso la loro vita, il tema dell’affettività, delle relazioni, il pensare al futuro, con relazioni stabili a livello familiare fa ben sperare. È segno di speranza il fatto che le persone ritrovino la propria serenità. Il tema del calo demografico oggi non è più un’idea ma una realtà scottante e bisogna guardare avanti con politiche familiari e con una cultura che deve cambiare registro. Si deve passare da una cultura individualista a una di relazione, più che pensare all’io si dovrebbe pensare al noi".
Segnali di apertura, nella Chiesa di Bergoglio: "La benedizione agli omosessuali? Tutte le persone umane vanno rispettate nella loro dignità e singolarità – risponde – mai si esprime un giudizio sulle persone. La Chiesa esprime piuttosto un giudizio morale su alcuni comportamenti. Questa dichiarazione del Dicastero della dottrina per la fede non cambia l’atteggiamento della Chiesa, è una benedizione solo di tipo pastorale. Il documento va letto bene, altrimenti si capisce una cosa per un’altra e non è deontologicamente corretto. La benedizione alle singole persone è sempre stata data: ce n’è una liturgica, codificata dalla Chiesa, e una che il sacerdote (o il vescovo) può dare. Ma che non è simulazione di dire ´benediciamo un’unione´. Significa, più precisamente, ´il Signore sia sempre vicino a noi nella vita´. Una benedizione non in forma liturgica ma di vicinanza, come per dire Dio è sempre vicino al cammino di ogni persona e anche di persone che vivono un percorso insieme. Non ci sono cambiamenti dottrinali – conclude Spina – ma vi è un atteggiamento pastorale a dire ´attenzione a tutte le persone e anche a queste, che hanno questo orientamento´. È sempre stato fatto, solo che per la prima volta, adesso, un documento parla di coppie dello stesso sesso".