SARA FERRERI
Cronaca

L’abbraccio ottant’anni dopo: "Ecco gli ebrei salvati dai miei avi"

Jesi, l’incredibile storia di due famiglie nell’inferno della Seconda guerra mondiale e delle persecuzioni naziste

Una foto scattata nel periodo in cui la famiglia Sermoneta-Ottolenghi era ospite dei Gennaretti-Fava, sulla via Cassia

Una foto scattata nel periodo in cui la famiglia Sermoneta-Ottolenghi era ospite dei Gennaretti-Fava, sulla via Cassia

Ancona, 10 settembre 2023 – Ha scoperto che la sua famiglia ha ricevuto la medaglia dei Giusti fra le Nazioni, la più grande onorificenza riconosciuta dallo stato di Israele a coloro che, a rischio della propria vita, offrirono aiuto agli ebrei perseguitati dal regime nazista. Emozionato, si è messo alla ricerca di documenti e testimonianze e ha scoperto una storia incredibile, tanto da voler incontrare, dopo 80 anni, i discendenti della famiglia salvata dai suoi avi. Lui è Leonardo Fava, di Jesi, impiegato al Ministero dell’Economia a Roma, che ora sta cercando di scrivere un libro di memorie con il nonno Tullio. "Una mia prozia, sorella del mio bisnonno Angelo Fava (1890-1956), di nome Maria Fava (1897-1970) – spiega – è stata insignita insieme al marito Nazzareno Gennaretti (1890-1968) del titolo di Giusto fra le Nazioni". I fatti sono avvenuti a Roma e intrecciano le vite di due famiglie: quella dei Gennaretti-Fava (Maria e Nazzareno nacquero nelle Marche, a Serra San Quirico, poi si trasferirono, dopo la Prima guerra mondiale, nella capitale) e quella dei Sermoneta-Ottolenghi, famiglia di origine ebraica composta da Salvatore Sermoneta, la moglie Regina Ottolenghi, i tre figli Alberto, Renato, e Giulia, e lo zio Ermanno (fratello di Regina).

Dopo l’8 settembre 1943, con l’occupazione nazista di Roma, le condizioni degli ebrei peggiorarono drasticamente: la famiglia ebrea fu costretta a procurarsi dei documenti di identità falsi. "Il 16 ottobre ‘43 – racconta Fava – fu il sabato nero del ghetto di Roma. Le SS effettuarono il più grande rastrellamento di ebrei della Seconda guerra mondiale ma Regina fu avvertita del rastrellamento in corso ed esortò tutti a fuggire. Le SS, però, erano già entrate nel palazzo e tentarono di sfondare la porta della casa in cui vi erano Regina con Giulia ed Ermanno. Per evitare la cattura – prosegue nel racconto Fava –, i tre si gettarono dalla finestra che affacciava su un cortile interno in cui lavorava un marmista. Lo zio Ermanno riuscì a fuggire. Regina, invece, nella caduta si ruppe un tallone, la figlia Giulia si fratturò numerose vertebre e la mano sinistra. Il marmista, allora, le nascose nel suo negozio".

I figli Alberto e Renato riuscirono a nascondersi. La mamma Regina e la figlia Giulia furono trasportate di notte in una clinica gestita da suore in Corso d’Italia. Rimasero lì per quattro settimane. "Fu allora – racconta Fava – che lo zio Ermanno chiese aiuto alla famiglia Gennaretti-Fava, i miei avi, umili contadini mezzadri che abitavano in una casa di campagna sulla via Cassia. I Gennaretti-Fava accettarono, accogliendo la famiglia ebrea a casa, dove già abitavano con 6 figli, di cui il più grande, di nome Armando (cugino di mio nonno), si nascondeva per non essere arruolato nell’esercito della Repubblica di Salò in quanto antifascista. Nonostante la povertà, offrirono quanto poterono e divisero con loro il cibo per sopravvivere".

La famiglia Sermoneta-Ottolenghi rimase nascosta nella casa dei Gennaretti-Fava dal novembre 1943 fino alla Liberazione di Roma da parte degli Alleati, il 4 giugno 1944. Il 15 dicembre 2010, grazie alle richieste di Giulia Sermoneta, la commissione per la designazione dei Giusti ha conferito a Nazzareno Gennaretti e Maria Fava la medaglia dei Giusti fra le Nazioni, incidendo i loro nomi in una stele nel Giardino dei Giusti, a Gerusalemme. Preso dall’entusiasmo Fava ha trovato un discendente diretto della famiglia Sermonte-Ottolenghi, Andrea Sermoneta, figlio di Alberto e nipote di Salvatore e Regina. Si sono incontrati nei giorni scorsi a Roma per la prima volta. Dopo 80 anni, i discendenti di due famiglie cui la storia ha fatto vivere questa incredibile esperienza si sono guardati negli occhi e si sono abbracciati.