Alcune settimane fa il Consiglio comunale ha votato e approvato una delibera di giunta che fissava l’adozione, previa analisi con beneficio d’inventario da parte dell’ente, della donazione di un immobile. Ironia della sorte l’appartamento in questione si trova proprio alle spalle della sede centrale di Palazzo del Popolo, all’angolo tra via Frediani e piazza Cavour, e in passato è stato affittato proprio al Comune per una serie di uffici. Ora, fino a qui c’è la parte tecnica di una vicenda come tante altre legate a donazioni, ma in questo caso la storia allarga gli orizzonti per tirare dentro una serie di personaggi, misteri, soldi spariti, parenti interessati, un testamento e due sentenze del tribunale. Protagonista, involontaria e a suo malgrado, una defunta che quasi un quarto di secolo fa ha firmato l’atto notarile olografo in cui destinava tutto a "poveri e bisognosi". Una scelta che ha innescato una reazione a catena, tra sparizioni di beni e preziosi e carte bollate, che arriva fino ai giorni nostri. A decifrare quanto accaduto e quanto accadrà, al netto delle mosse amministrative, e ad affrontare il viaggio dentro una storia a suo modo straordinaria, è un conoscente diventato amico della defunta e coinvolto nella vicenda.
CronacaLa sentenza in appello