Si profilano giorni ancora più amari per la politica osimana. Il sindaco Francesco Pirani non sarebbe propenso a tornare indietro sulla propria decisione. Non si tratterebbe di un bluff dunque, come paventato da diversi. Non dovrebbe ritirare le sue dimissioni entro il 3 dicembre, termine ultimo prima dell’arrivo del commissario prefettizio che anticipa il ritorno alle urne nel 2025. Il primo cittadino vuole avere garanzie certe di governo per i prossimi quattro anni e mezzo filati. La mano tesa dal leader delle Liste civiche Dino Latini al Consiglio di dopodomani, con il voto espresso già in maniera favorevole alla variazione di bilancio e alle linee programmatiche, non basta a farlo stare sereno. Anzi, pare che i piraniani abbiano chiesto la testa di Latini, le sue dimissioni, come condizione unica per proseguire. Ancora niente panico però, uno spiraglio pare ci sia, lo chiedono in tanti in maggioranza pur rispettando la sua decisione. Anche dopo il ritorno a Osimo post viaggio personale chiarificatore, Pirani resta rigido. Sta partecipando a tutte le manifestazioni, l’ultima giovedì mattina al santuario con i carabinieri, ma l’animo è lo stesso di dieci giorni fa, quando si è portato in silenzio dal Prefetto per consegnare le proprie dimissioni.
"Resto fermo nei miei propositi – ribadisce -. Non mi aspetto niente da chi è andato in campagna elettorale a promettere di volere il bene di Osimo e poi sta affossando la città. Credo che serva ben altro che l’ok al voto dopo le mie dimissioni per far credere a tutti che Osimo è al centro del loro (i 4 consiglieri latiniani ndr) interesse".
In questo contesto difficile si inserisce anche il controllo del Mef sulle società partecipate inviato alla Corte dei conti e al municipio a inizio ottobre: "Quei rilievi adesso sono sotto la lente di ingrandimento anche della Corte dei Conti e non si sa quali contorni potrà assumere la vicenda nei prossimi mesi". Unita la coalizione di centrosinistra. La capogruppo del Pd Paola Andreoni afferma: "La domanda che pongono le persone è sempre la stessa, domanda che si ripete da cinque mesi a questa parte, e cioè in quale modo si uscirà in modo dignitoso, se ancora si può parlare di dignità, da questa incresciosa e triste situazione in cui gli interessi e giochi politici della maggioranza prevalgono".