Il padre pensava fosse sceso al piano di sotto a giocare un po’ con la Playstation. Ma nessun videogioco avrebbe potuto alleggerire il peso sullo stomaco.
Oppresso da una condizione che aveva minato la sua esistenza negli ultimi giorni, ha frugato tra il mazzo di chiavi del genitore per aprire un armadio che conteneva la cassaforte dove il padre, un agente della polizia locale di Senigallia, custodiva al sicuro la pistola d’ordinanza. Con quell’arma Leonardo C. ha deciso di togliersi la vita per sempre. Ucciso da insulti e offese ricevuti da ragazzini come lui, tre studenti della sua stessa classe al Panzini e che lo avevano preso di mira da un po’ di giorni tanto che lui in classe non voleva più tornarci. C’è l’ombra del bullismo dietro il gesto estremo compiuto dal minorenne trovato morto ieri mattina, poco dolo le 11, davanti ad un casale di campagna, a Montignano, frazione di Senigallia.
Leonardo ci sarebbe arrivato a piedi, sta a meno di due chilometri da casa sua, dove viveva con il padre. Ha sparato un colpo solo. Quando è avvenuto il decesso dovrà stabilirlo l’autopsia disposta dalla pm Irene Bilotta che ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, a carico di ignoti anche se è destinato a rimanerlo per poco. Le indagini, dei carabinieri di Senigallia, sono in corso per risalire agli ultimi giorni di vita del minore. L’ipotesi prevalente è quella del bullismo ma gli inquirenti ci vanno cauti perché sotto accusa potrebbero finire altri ragazzini, sempre minorenni. Nessuno in famiglia aveva immaginato che Leonardo potesse arrivare a tanto. Venerdì aveva confidato al padre di non voler più andare a scuola. Nell’ultima settimana c’erano stati dei compagni dell’istituto alberghiero che frequentava che lo avevano offeso con parole ripugnanti, di continuo. Frasi molte brutte che il 15enne aveva riferito ad entrambi i genitori, separati da alcuni anni ma sempre presenti con il figlio. Avevano cercato di rassicurarlo, erano pronti ad andare a parlare con la preside della scuola per porre fine a quel comportamento. La madre, ancor prima che il figlio venisse trovato morto, ha messo nero su bianco le frasi delle offese subite da Leonardo, in una denuncia presentata nella notte tra domenica e ieri ai carabinieri, indicando anche i nomi e i cognomi dei compagni che avrebbero bullizzato il figlio. Lo conferma l’avvocato della famiglia del 15enne, Pia Perricci, con il testo della denuncia in mano formalizzata ieri, a cui i genitori di sono rivolti per una tutela legate. Ieri sera l’avvocato li ha affiancati anche in caserma, dove sono andati a consegnare spontaneamente la Playstation e il computer del figlio. "Entrambi i genitori avevano un bellissimo rapporto con il figlio - ha sottolineato il legale - gli stavano vicino. Una famiglia affiatata. Quando si sono resi conto del disagio hanno deciso di rivolgersi alla scuola. Non c’è stato il tempo". "Perchè hanno voluto distruggere così mio figlio" ripeteva la mamma ieri sera. L’allarme è scattato domenica dopo cena. Quando il padre è sceso al piano di sotto non ha visto più il figlio e si è accorto che mancava la pistola. Ha chiamato la madre del ragazzino, sono iniziate subito le ricerche. Parenti, amici. carabinieri, polizia e vigili del fuoco. Nessuno immaginava le sue intenzioni, non ha lasciato messaggi, il cellulare era scarico. Preventivamente al Panzini ieri è stata data indicazione di non far uscire gli studenti. Un drone dei pompieri ha visto poi una sagoma indirizzando le ricerche via terra davanti al casale dove Leonardo è stato trovato esanime. Oggi pomeriggio l’autopsia. Sequestrato il cellulare del 15enne che verrà analizzato per cercare riscontri utili.